…opinioni
Più si legge certa stampa ebraica più ci si rende conto che è in corso una battaglia all’ultimo sangue per la vittoria della ragione sul torto. A proporre di misurarsi sulle idee e non sulle persone ci si sente eretici. Da un po’ di tempo, su argomenti diversi, si fa passare l’opinione per verità assoluta: su Israele, sull’antisemitismo, sull’ortodossia quanto sulla laicità. Chi ama Israele si sente in dovere di essere di destra; chi è invece di sinistra si sente in dovere di contestare Israele anche quando non è il caso. Chi critica la politica di Israele è ‘antisemita’ tout court, e se poi è ebreo allora soffre di ‘odio ebraico di sé’; d’altro canto, chi non è superortodosso è perduto all’ebraismo; chi invece è ortodosso è affetto da ristrettezza mentale. Come nella politica del paese, abbiamo trasformato il confronto delle idee in un torneo in cui l’unico obiettivo è squalificare l’altro. Internet poi ha aggravato la situazione, confondendo la figura del partigiano ideologizzato con quella del giornalista e del ‘maître à penser’. La cosa sconvolge non poco quando si assiste ai tentativi di manipolare l’informazione e le ‘verità’, quando gli estremi si condizionano e si determinano a vicenda. Più false e tendenziose le accuse più estreme e irrazionali le difese. Ora, riconoscendo che l’obiettività esiste solo come categoria e che a nessuno è dato di incarnarla, ci si chiede quale sia il ruolo dei ‘maestri del pensiero’. Forse quello di plagiare i loro fruitori forzando la realtà o sconvolgendo le regole della logica? Ma le misure estreme piacciono, come se fossero le più giuste e le più vere. Non esistono più le mezze stagioni, temperate e confortevoli.
Dario Calimani, anglista