Anche a Sud una notte diversa da tutte le altre

Numerosi sedarim si sono svolti quest’anno nel Meridione: in Campania, a Napoli a parte il seder comunitario e i vari sedarim familiari e le preghiere pubbliche accompagnate da una notevole partecipazione di pubblico, si è svolto il seder dedicato ai numerosi stranieri in visita in città; in Puglia, a Barletta dove il seder è stato organizzato da Sara e Israel Lotoro, a Sannicandro dove è stato presente e ha condotto i sedarim e le preghiere festive il maskil Marco Dell’Ariccia, a Brindisi dove il seder è stato organizzato da Ruth e Yehudà Pagliara: in Calabria, a Palmi dove il seder e le preghiere sono state tenute da Barbara e Alberto Piperno con il fondamentale supporto di Roque Pugliese e di altri membri della costituenda sezione calabrese della Comunità di Napoli; in Sicilia, a Palermo dove il seder è stato tenuto sia da Evelyne Aouate per i palermitani residenti e da Uriya Mayer per gli studenti e altri stranieri in città. Mi risulta che un seder è stato anche organizzato a Siracusa dove da diversi anni opera rav Itzchak Di Mauro.
Il lavoro per il recupero degli ebrei residenti nel Meridione (diversi di origine israeliana e americana) e dei discendenti degli ebrei convertiti nel corso delle persecuzioni continua con successo. Un progetto più completo, anche con il supporto dell’Ucei e dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, è in corso di perfezionamento.

rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli

Ma nishtana halayla haze?

“Ma nishtanà halayla haze” ha chiesto Miriam ai partecipanti del Seder Palmi 5772. In che cosa si differenzia questa sera dalle altre sere? La risposta che ha avuto è stata ovviamente quella della Haggadah. Molti dei partecipanti avrebbero voluto rispondere che la differenza tra questa sera e quella dell’ultima volta che nella loro famiglia si è fatto un seder in terra di Calabria sono i 500 anni che sono passati tra i due sedarim. È, infatti, dovuto all’abnegazione di qualche decina di discendenti di anussim Calabresi e Siciliani se si è’ formato negli ultimi anni un gruppo che anela il ritorno alla fede dei Padri forzatamente abbandonata, ma mai dimenticata. Alcuni, come il loro “leader” Roque Pugliese, di professione medico di terapia di emergenza, hanno già formalizzato il loro ritorno all’ebraismo, altri hanno chiesto il ghijur, altri cominciano a rispettare le prime mitzvoth, ma non hanno ancora preso una decisione.
In Calabria e in Sicilia, anche se gli ebrei sono stati espulsi nel 1500 e non hanno mai riformato le antiche comunità, sono comunque presenti le testimonianze dell’antica presenza ebraica. Uno dei partecipanti al Seder ha raccontato che suo nonno, negli 8 giorni prima del 25 dicembre, accendeva delle candele sul davanzale della finestra, una per ogni sera. Un altro ci ha detto che sua nonna metteva una caraffa di acqua sul tavolo prima del pasto e se la versava sulle sue mani a mo’ di “netilat yadaim.” Nella regione stessa poi i bambini locali usano giocare nel periodo corrispondente a Hannukkah con un sevivon al quale sono state sostituite le lettere ebraiche con quelle latine e molti usano mangiare nel periodo della Pasqua matzot che fanno in casa. Questo indica che anche se i regnanti spagnoli hanno costretto o indotto alla conversione decine di migliaia di ebrei nel 1500, molti hanno conservato alcune delle antiche consuetudini della vita di tutti giorni, anche se il significato ebraico è’ stato nascosto. Un’altra testimonianza di questo è l’uso che la popolazione locale fa di una versione cristianizzata di “Uno chi sa,” che è’ stata “riconvertita” all’ebraismo e cantata dai partecipanti in dialetto calabrese del 1600.
I partecipanti hanno soggiornato in un residence ed hanno preparato insieme il seder. Per prima cosa si è proceduto alla preparazione di pentole e stoviglie. È stata fatta prima la Tevilat kelim (immersione rituale dei recipienti) in mare e poi la hag’alà (bollitura) . Quindi si è proceduto alla preparazione dei sedarim.
Al primo seder hanno partecipato circa 35 persone ed è stato accompagnato dalla spiegazione del significato del “racconterai a tuo figlio” e del “ognuno deve vedere se stesso come se proprio lui fosse uscito dal’Egitto” e del significato di libertà per il popolo e per ognuno di noi.
Al secondo seder l’Haggadah è’ stata letta a turno da tutti i partecipanti, in ebraico e italiano, spesso con l’aiuto della traslitterazione.
Alla fine di tre giorni intensi di incontri, di studio e di scoperta del proprio ebraismo, i partecipanti si sono chiesti l’uno con l’altro come continuare ed ampliare questo piccolo nucleo ebraico. Con l’aiuto di rav Scialom Bahbout e del maskil Gadi Piperno si organizzeranno incontri di studio su internet e forse una visita in Israele il prossimo novembre. Yeyashèr Koachachèm.

Alberto e Barbara Piperno, Gerusalemme, partecipanti al seder Palmi 2012