Contando l’Omer – Sulla capacità autodistruttiva

Mercoledi 18 Aprile, undicesimo giorno dell’Omer,
una settimana e quattro giorni.

L’Omer, la primizia di orzo da presentare al Santuario all’indomani di Pesach, doveva essere mietuta da un campo situato il più possibile vicino a Gerusalemme. Nel corso di guerre fratricide ai tempi dei re Asmonei, i campi intorno a Gerusalemme furono devastati, e per garantire la continuità del rito dell’offerta fu necessario organizzare coltivazioni clandestine, la cui posizione era tenuta nascosta e trasmessa in codice. Leggere queste storie oggi dal Talmud (TB Menachot 64b) fa una certa impressione, perché di solito sappiamo delle devastazioni fatte in terra d’Israele dai vari eserciti nemici di occupazione. Invece in questo caso la furia di fare terra bruciata derivava da odii interni, che non rispettavano, tra l’altro, le più antiche consuetudini religiose il cui significato era anche quello di sacralizzare il rapporto del popolo ebraico con la sua terra e i suoi prodotti. La capacità autodistruttiva ebraica precede e talora supera quella degli altri nei nostri confronti.

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma