silenzio…

Nella parashà di Sheminì Moshè rimprovera i due figli di Aharòn per non aver consumato un sacrificio. A Moshè risponde Aharòn spiegando che quel comportamento era corretto. I figli di Aharòn invece rimangono in silenzio. Rashì dice che grazie a questo silenzio i figli di Aharòn diventeranno Maestri di Israèl. In tutta la tradizione ebraica viene sottolineata l’importanza del silenzio. In un famoso passo dei Pirkè Avòt Rabbàn Shimòn Ben Gamlièl dice: Tutta la mia vita sono vissuto con i Chakhamìm e non ho trovato niente di meglio per il corpo se non il silenzio. La parola è indubbiamente un bene prezioso, la capacità di parlare è considerato vero elemento caratterizzante degli esseri umani. Onkelos traduce l’espressione “essere vivente” con “spirito parlante” ma proprio perché preziosa la parola deve essere usata con parsimonia. Un grande Maestro contemporaneo Rav Shlomo Wolbe afferma che diventare adulti significa imparare a usare le parole e si impara a usarle limitandone l’uso. Noi viviamo in una società in cui sembra obbligatorio parlare, esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento. Sarebbe invece importante imparare anche a tacere ed essere invece capaci di ascoltare.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano