Contando l’Omer – Tra dolore e speranza

Mercoledi 25 Aprile, 18° giorno dell’ ‘omer, due settimane e quattro giorni.

Celebrazioni e ricordi si affastellano in questa giornata dell’ ‘omer, vigilia del giorno dell’Indipendenza di Israele, in cui si commemorano i caduti delle sue guerre; in Italia giorno della liberazione dal nazifascismo; sullo sfondo, nel calendario ebraico, i giorni dell’ ‘omer sono quelli in cui i crociati massacravano le comunità ebraiche della Renania. Una tradizione diffusa, ma non sicuramente confermata, attribuisce alle bande crociate il grido di guerra “Hep Hep” (che sarebbe già stato romano e poi ripreso nei pogrom tedeschi del 1819). Forse in origine era solo un richiamo usato dai pastori, forse da questo deriva il più noto “hip hip hurrà”, forse, e qui è il punto, Hep era la sigla di “Hierosolyma est perdita”; un modo per rinfacciare agli ebrei, mentre venivano massacrati, la perdita del loro riferimento geografico più caro. Un bell’esercizio di memoria in questo giorno che mette insieme le persecuzioni del passato, quelle più recenti (con tutta l’indignazione verso chi fa passare per eroi le canaglie fasciste che arrestavano donne e bambini), le ferite aperte delle guerre di Israele, ma anche e finalmente un po’ di speranza. Gerusalemme ora non è per noi perduta, e nessuno ci avrebbe creduto.

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma