Sipario – Il Principe di Homburg

Pochi mesi prima di uccidersi con un colpo di pistola sulle rive del tristemente famoso Wannsee presso Berlino nel 1811, Heinrich Von Kleist scrisse un Schauspiel, ossia un dramma a metà fra tragedia e commedia: Il Principe di Homburg. Il testo tratta una questione che nell’Italia di oggi può purtroppo far sorridere e di cui mi sembra particolarmente significativo occuparsi nei giorni in cui si festeggia la liberazione d’Italia dalla dittatura nazifascista: l’importanza della legalità e il rapporto fra legge e giustizia. “Proprio per questo motivo ho deciso di portarlo in scena”, mi spiega Cesare Lievi, regista dell’onirico allestimento prodotto dal Teatro Nuovo Giovanni da Udine che vede in scena in questi giorni al teatro Elfo Puccini di Milano una compagnia di attori di grande talento e intensità.
La trama in due parole è questa: il principe di Homburg comanda il suo battaglione all’attacco prima di averne ricevuto l’ordine, e vince la battaglia. Il Principe elettore lo condanna a morte per insubordinazione, ma al tempo stesso festeggia la vittoria. Homburg non vuole morire, non si sente in vena di fare l’eroe.. proprio lui che mille volte in guerra ha visto in faccia la morte ora, da fermo, la trova troppo orrenda. L’Elettore proclama di essere pronto a graziare Homburg se questi dichiarerà che la legge che lo condanna è ingiusta. Homburg non è però disposto a rinnegare la legge, che riconosce come la base dello Stato e di tutte le umane convivenze. E’ pronto piuttosto a morire, fra lo strazio dei suoi ufficiali e della donna che lo ama. Proprio per questo gesto avrà alla fine salva la vita. Forse…
“Vero protagonista del dramma” prosegue Lievi, “è la dialettica fra l’Elettore e Homburg, fra i due sistemi nei quali essi agiscono: da un lato la legalità senza eccezioni, dall’altro il sentimento. L’utopia si realizza nel momento in cui i due mondi riescono a incontrarsi, a fare ognuno un passo verso l’altro: Homburg riconosce la legge e accetta la condanna, l’Elettore decide allora di graziarlo, di deviare dalla legge per realizzare la giustizia. Bisogna però rimanere consci del fatto che questa è utopia, che un sogno realizzato non è più un sogno. Quest’aspirazione ci vede guidare, ma non è detto che possiamo viverla.” Proprio per questo motivo, nella regia di Lievi, la vicenda ha un doppio finale: in proscenio Homburg viene salvato dall’esecuzione, ma sullo sfondo lo vediamo cadere sotto un colpo di fucile.
Difficile rimanere concentrati sulla vicenda, coglierne appieno la problematicità. Proprio come in un sogno lucido, ho l’impressione che se appena mi distraessi un momento scomparirebbe tutto, o meglio la questione si banalizzerebbe, ritorneremmo all’Antigone, al derby fra legge dello Stato e individuo. Invece qui la questione è più sfumata, verte sul rapporto tra legge e giustizia: soltanto graziando Homburg la legge realizza la giustizia.
Quanto rimane nell’italiano di oggi del kantiano “Fà ciò che devi, segua ciò che può”?
“L’Italia che viviamo oggi è un Paese che non problematicizza a sufficienza la questione della legalità, ha rinunciato a una democrazia nella quale a ognuno è garantito il diritto di esprimere la propria opinione: ci sono cose delle quali è semplicemente meglio non parlare, il teatro in particolare ha cessato di essere il luogo della parresia, del dire il vero. In Germania invece, esso ricopre ancora questa funzione fondamentale per la società civile.“
Poco fa sentivo alla radio un’intervista a un ex-partigiano il quale sosteneva che l’unico vero messaggio ancora utile da tramandare alle nuove generazioni è quello della legalità, dell’importanza della legge. Nello stesso programma ho sentito giovani studenti intervistati dichiarare ridacchiando di non sapere che cosa si festeggi il 25 aprile. Forse è giunto il momento di spiegarlo così.

Miriam Camerini

Il principe di Homburg
di Heinrich von Kleist
traduzione e regia Cesare Lievi
con Principe elettore del Brandeburgo Stefano Santospago, Principessa elettrice Ludovica Modugno, Natalia, nipote del principe elettore Maria Alberta Navello, Feldmaresciallo Dörfling Emanuele Carucci Viterbi, Principe di Homburg, generale di cavalleria Lorenzo Gleijeses, Colonnello Kottwitz Graziano Piazza, Colonnello di fanteria Hennings Fabiano Fantini, Colonnello di fanteria conte Truchss Sergio Marcherpa, Conte Hohenzollern Andrea Collavino, Capitano di cavalleria von Der Golz Paolo Fagiolo, Capitano di cavalleria conte Reuss Fabiano Fantini
drammaturgia Peter Iden, scene Josef Frommwieser, costumi Marina Luxardo, disegno luci Gigi Saccomandi
Coproduzione Teatro Nuovo Giovanni da Udine e CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli-Venezia Giulia