antisemitismo…

“Anno I di era italiana, W l’Italia libera. Finalmente abbiamo vissuto delle grandi ore, ore di gioia e soddisfazione, ora tutti siamo degli italiani coscienti e pronti per servire la Patria…Dio protegga la nostra bella Patria e ci tenga lontani dai cattivi amici”: cosi scriveva da Venezia ai suoi cari Pellegrino D’Angeli il 26 luglio, appena il giorno dopo la nascita del Governo Badoglio. La Repubblica di Salò avrebbe smorzato gli entusiasmi e si sarebbe dovuto aspettare il 25 aprile per assistere alla caduta del Fascismo. Eppure, nonostante tutto, gli ebrei italiani “ci avevano creduto”. Oggi che Yom Azmaùth coincide con il 25 aprile, è lecito chiedersi se le promesse della lotta all’antisemitismo, specie quello travestito da antisionismo, siano state mantenute dai politici e dai leader spirituali, che sono spesso rimasti indifferenti di fronte alla diffusione di informazioni tendenziose e false che hanno alimentato l’antisemitismo moderno. Mentre aspettiamo che il 25 aprile porti la promessa liberazione da ogni forma di discriminazione, Yom Azmaùth ci ricorda che, pur con tutte le critiche legittime che si possono sollevare, lo Stato d’Israele è stato capace di realizzare la profezia di Ezechiele (cap. 36), un miracolo unico nella storia: trasformare le ossa secche di un esilio senza speranza (Atzamòth hagolà עצמות הגולה) in quelle redente dall’Indipendenza della redenzione (Azmaùth hagheullà, עצמאות הגאולה). Una nuova speranza (Hatikvà) – alimentata dal mistero della àlef א, prima lettera del Nome divino e dell’alfabeto con cui fu creato il mondo – ha conferito una svolta decisiva alla storia del popolo ebraico: compito di ognuno è riportare quella àlef nella vita del popolo ebraico, ovunque egli si trovi.

Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli