Moked 5772 – Protagoniste o comparse? Il ruolo della donna nel mondo ebraico oggi
Quest’anno al centro del tradizionale appuntamento primaverile organizzato dal dipartimento Educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sarà il ruolo della donna nel mondo ebraico. Il Moked alternerà relatori italiani e internazionali, spettacoli e conferenze, lezioni e dibattiti. A fare gli onori di casa sarà il direttore del dipartimento, rav Roberto Della Rocca. Prevista anche la partecipazione del rabbino capo di Torino Eliahu Birnbaum, e di quello di Padova Adolfo Locci. Accanto a loro tante donne impegnate in diversi campi, dalla giornalista israeliana Bambi Sheleg a Yarona Pinhas, scrittrice e studiosa di mistica ebraica, dall’artista Jacqueline Nicholls, a Renanà Birnabaum, rabanit di Torino e insegnante di letteratura ebraica e poi Daniela Ovadia, giornalista scientifica. Tutte loro e molte altre si ritroveranno insieme sul palco del talk show di domenica sera “Tutte le sfumature del rosa” condotto da Daniel Fishman. Da segnalare anche un seminario di Torah La’am, metodo per rendere accessibile a tutti lo studio della Torah tenuto da Raphael Zarum della London School of Jewish Studies, e poi lo spettacolo teatrale Il mare in valigia della giovane regista Miriam Camerini. Spazio anche a chi dell’impegno ebraico al femminile ha fatto la propria missione, con la tavola rotonda Adei-Wizo: 85 anni di presenza ed impegno.
“Il Moked sviluppa una possibilità di socializzazione in campo ebraico per gente di estrazione diversa rappresentando, nel rispetto della sensibilità dei partecipanti – conclude rav Della Rocca – Le attività culturali tese a rafforzare e a preservare l’identità ebraica, e non solo a intrattenere, dovrebbero costituire il collante più forte di fronte alle frammentazioni dell’ebraismo italiano. Il coinvolgimento simultaneo di intellettuali di varia estrazione costituisce il veicolo più forte per una valorizzazione delle differenze e un costruttivo confronto. Tale scambio culturale, oltre che a ridefinire l’identità ebraica italiana, contribuisce a dare voce e autorevolezza alle nostre strutture anche nei confronti della società circostante. Una volta il Moked rappresentava anche un momento di incontro per i leader delle istituzioni ebraiche. Il fatto che non sia più così deve spingerci a riflettere su come le “politiche comunitarie” siano sempre più scollate da certe riflessioni sulla nostra identità, sulla nostra cultura, sulla nostra missione e sugli obiettivi ‘essenziali’ da raggiungere”.
“Il numero degli iscritti a questo Moked primaverile è sensibilmente più basso rispetto alle cifre degli scorsi anni, e alla riduzione quantitativa dei partecipanti si aggiungono altre novità degne di attenzione: la scarsa partecipazione degli iscritti della Comunità di Roma, la cui massiccia presenza fino a pochi anni fa destava invece in qualcuno la preoccupazione che l’UCEI spendesse troppe risorse per Comunità più grandi a scapito delle più piccole e una maggiore presenza, in percentuale, di iscritti di altre Comunità e soprattutto di Milano. Ritengo sia doveroso e utile da parte di tutti noi, me per primo, riflettere su questo dato”. Non si nasconde dietro a un dito rav Della Rocca, spiegando le difficoltà dell’organizzazione del Moked 5772 di Milano Marittima, tradizionale appuntamento Dec che alterna svago e momenti di confronto. Al contributo di alcuni fattori come la contiguità con Pesach, la coincidenza con la Festa del Libro ebraico di Ferrara e la crisi economica, secondo il rav va ad aggiungersi una difficoltà più generale. “Purtroppo non è solo il Moked a essere in crisi: quella della partecipazione è una dura battaglia che le istituzioni ebraiche si trovano a combattere, per stimolare, mantenere e magari incrementare il coinvolgimento degli iscritti alle attività locali o nazionali. E penso che ad aggravare la situazione ci sia anche l’invasione del “politico” nella cultura. E’ vitale, viceversa costruire oggi uno spazio di approfondimento libero dalle contaminazioni politiche. Resto altresì convinto che queste occasioni dimensione nazionale con scadenze precise possono stimolare senza preclusioni verso alcuno il confronto fra diversi modelli di vita e di cultura ebraica”.