Applausi e commozione per l’opera di Biglia

La commozione prende per un momento una intera città, mercoledì 25 aprile, appena si riaccendono le luci del Teatro Municipale. Sale un applauso che sembra poco convinto solo perchè le mani di molti dei 500 spettatori sono impegnate a cercare un fazzoletto. Per un’ora il teatro casalese, trasformato in un cinema, ha materializzato una vicenda di ben 60 anni fa, ma molti si sentono come se quel lieto fine rigurdasse anche loro e non solo perchè molti dei protagonisti siedono in platea o hanno visto sullo schermo il loro bambini vestire i panni di un bambino ebreo che oggi è già nonno.
Sono appena scorsi i titoli di coda de “L’ora del Tempo sognato”, il docu-film sui fatti che tra il 1942 e il 43 coinvolsero Gioconda Carmi e Giuseppina Gusmano. Il regista Massimo Biglia descrive un gesto eroico: il salvataggio di una decina di bambini ebrei dell’orfanotrofio di Torino, sfollati a Casale e sotto la custodia di Gioconda Carmi che nel momento più pericoloso della guerra Giuseppina decise di ospitare a casa propria, adattando la sua abitazione in Salita Sant’Anna a scuola, dormitorio e mensa. Ma la commozione non è dovuta a questo: è il modo in cui Biglia ci trasmette la semplicità con cui una persona normale è capace di fare la scelta giusta (“e se fossero figli vostri?” chiede Giuseppina per convincere i vicinidi casa). E poi ci sono i luoghi e le persone scelti dal regista che ha fatto una scelta narrativa coraggiosa: quella di una ricostruzione “emotivamente” e non “storicamente” dettagliata. Gli attori sono persone che i casalesi incontrano tutti i giorni, bambini delle scuole compresi (tra di essi anche la nipotina di Giuseppina Gusmano) tutti i luoghi sono riconoscibili e nessun grafico è intervenuto a cancellare i segni del contemporaneo. Non c’è Spielberg alla macchina da presa, anche se Giuseppina Gusmano è tra i Giusti per le Nazioni come Oscar Schindler, ma l’effetto è ugualmente toccate per chi è al Municipale. Ci si rende conto che è successo a pochi metri da qui, a persone che conosci o che avresti potuto conoscere.
E’ davvero più che un documentario: è “un’ora del tempo sognato”, come recita il titolo mutuato da un testo di Fiorella Mannoia. Certo il sogno è reso più concreto dai tanti contribuiti: dai testimoni di allora, come quelli sapidi di Emanuele Pacifici, il discolo eternamente in castigo che attraversando la Piazza Castello si mette a fare amicizia con un soldato tedesco. E poi ancora Dirce, figlia della Gusmano, presente sia sullo schermo che in sala. Tra gli attori segnaliamo le due protagoniste, Anna Volta e Maddalena Greppi, la voce narrante di Mario Brusa, Paolo Zavattaro, Emilio Bonelli, ma c’è anche il contributo del Coro dell’Opera dei Ragazzi di Erika Patrucco e le musiche di Giulio Castagnoli.
Al di là delle considerazioni artistiche la giornata merita una cronaca particolare già per la data: il 25 aprile: il giorno della Liberazione che per le Comunità Ebraiche Italiane significa anche la fine delle persecuzioni nazifasciste. Giorno che per un caso piuttosto unico del calendario ebraico quest’anno coincideva anche con il 64 anni della fondazione dello stato di Israele e questo ha dato alla giornata un importante valore istituzionale. Il Film è stato è realizzato dall’Associazione Culturale “C’era una volta” di Villamiroglio in collaborazione con la Comunità ebraica, il Comune di Casale, Monferrato TV e le Fondazioni CRTO e CRAL. Enti e istituzioni ben rappresentati in sala.
Ad aprire l’incontro, ricordando l’importanza di ciò che stiamo per vedere è la professoressa Betti Massera. Dopo la proiezione tocca al sindaco di Casale Giorgio Demezzi rompere la commozione per ringraziare e premiare il regista per “Il senso di altruismo, di amore e di speranza emersi. Sentimenti che allora come oggi dovrebbero animare i cuori delle persone”.
Con gli occhi lucidi Claudia De Benedetti, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, prende ispirazione dal film per alcuni toccanti ricordi personali della sua famiglia alla ricerca della salvezza nel Monferrato e omaggia il regista di una medaglia coniata per i 450 anni dall’arrivo degli ebrei a Casale. Altro riconoscimento lo dà il sindaco di Villamiroglio Paolo Monchietto decisamente fiero del suo concittadino.
La tristezza del passato si trasforma in un allegra speranza del futuro quando, il regista, tutti i bambini, Dirce Gusmano e il cast sono saliti sul palcoscenico per un applauso che questa volta non aveva niente da invidiare alla notte degli Oscar.
Tutto questo fa pensare che ci saranno altre occasioni per vedere “L’ora del tempo Sognato”: una seconda presentazione del docu-film è prevista prossimamente nelle scuole casalesi e poi al CDEC di Milano e nei licei di Ferrara.