L’opera d’arte totale
La mostra ora aperta a Palazzo Correr a Venezia sottolinea il legame fra Gustav Klimt e Joseph Hoffman (1870-1956), fondatore della Wiener Werkstaette e precursore del design. Avevano in comune la passione per la Gesamtkunstwek (Opera d’arte Totale), per cui è l’intero spazio che diventa opera d’arte, non solo un quadro appeso alla parete o un mobile particolare: tutto va curato nei minimi particolari e tutto deve discendere da una stessa visione unitaria. Sono stati così creati capolavori incredibili, come Casa Stoclet a Bruxelles, se vogliamo è nata la stessa idea di installazione, e si è instaurato un dialogo virtuoso fra maestri di diverse discipline di cui ha beneficiato enormemente l’arte e la cultura occidentale in genere. Ma accanto ai mille aspetti positivi – evidenti nel confronto con il nostro mondo egoistico e autoreferenziale,- ci sono aspetti negativi che fanno riflettere. L’”Opera d’arte totale” presuppone la totale mancanza di rispetto per altri oggetti, costruzioni, opere che si trovano nello stesso spazio e che non rispettino la stessa idea; vanno messi da parte, o meglio eliminati, abbattuti. Si parla di arte, ma non sono voi, sono parole che suonano terribilmente lugubri.
Daniele Liberanome, critico d’arte