Qui Ferrara – Tra legge e filosofia
A segnare la cesura, netta e brutale, sono gli anni del regime fascista. E’ allora che l’integrazione raggiunta dagli ebrei italiani con il Risorgimento subisce una progressiva e drammatica battuta d’arresto, in una spirale destinata a culminare nelle leggi razziste che precipiteranno anche l’ebraismo italiano nella tragedia della Shoah. Alla condizione giuridica degli ebrei d’Italia, alla sua evoluzione e al difficile percorso del recupero di una piena cittadinanza, la Festa del libro ebraico di Ferrara ha dedicato ieri un momento importante di approfondimento e confronto in un incontro che ha visto la partecipazione di David Cerri della Scuola superiore dell’Avvocatura; Alessandro Somma dell’Università di Ferrara; Renzo Ventura della Comunità ebraica di Firenze; Valerio Di Porto, consigliere giuridico della Camera dei deputati e consigliere UCEI e Giulio Disegni, consigliere UCEI.
Discutere oggi della condizione giuridica ebraica è di stretta attualità, ha sottolineato Cerri. “Il problema della giustificazione legale della discriminazione religiosa e razziale – ha spiegato – può infatti avvalorare anche ai nostri tempi trattamenti diversificati tra i cittadini dettati essenzialmente da motivi economici”.
Giulio Disegni, ricostruendo in un appassionante excursus l’evoluzione della legislazione fascista e il suo impegno nel normare sia la vita interna delle Comunità ebraiche sia i loro rapporti con lo Stato, ha rimarcato come la riconquista dei diritti avvenga solo in anni recenti. Appena a metà degli anni Ottanta si avvia infatti il lavoro per disciplinare il mondo delle confessioni religiose italiane. “Solo nel 1987 – ha spiegato – l’UCEI attraverso una commissione di giuristi inizierà una negoziazione sui temi dell’Intesa e dello Statuto interno alle comunità che non riguardano solo la libertà di professare ma entrano nel vivo dei principi generali legati alle libertà religiose e di eguaglianza che dovrebbero garantire tutti i cittadini”. Un processo delicato che proprio di recente ha visto un’ulteriore svolta, con l’elaborazione del nuovo Statuto delle Comunità ebraiche italiane che tra poche settimane vedrà per la prima volta l’elezione del nuovo organo rappresentativo nazionale.
Di fatto, però, il pieno recupero della cittadinanza avverrà solo in anni recenti, ha chiarito Di Porto ricordando ad esempio le forti resistenze alla restituzione delle cattedre universitarie ai docenti ebrei che le leggi razziste avevano espulso dall’insegnamento o la complessa vicenda degli assegni di benemerenza che solo nel ’98 sono stati assegnati anche a chi era stato discriminato dall’espulsione dalle scuole.
“Nel 2008 – ha concluso – con il decreto legge del 22 dicembre, che tra i 28 mila atti normativi da abrogare perché obsoleti si includono nell’elenco non solo molti provvedimenti volti alla persecuzione dei diritti e finalizzati alla reintegrazione degli ebrei. Alla Camera dei deputati un emendamento sottrae però all’abrogazione gran parte degli atti riparatori, nella consapevolezza della loro valenza storica. L’abrogazione viene cioè interpretata come una sorta di colpo di spugna sul passato, una perdita di memoria. Si decide invece di conservarle nell’ordinamento, come monito di ciò che è stato”.
A concludere la giornata, fitta di tantissimi incontri con gli autori e la nuova produzione editoriale in campo ebraico, l’incontro con Shel Shapiro al Chiostro di San Paolo, condotto da Raffaella Mortara, consigliere della Fondazione Meis e Nicola Zanardi. Per oltre un’ora l’artista si è raccontato, tra parole e musica, ripercorrendo il suo arrivo in Italia negli anni Settanta (“scesi alla Stazione centrale di Milano e rimasi stupito dal grigio che mi circondò”), le sue passioni e gli artisti che ha amato: da Jimi Hendrix ai Beatles a Bob Dylan (“tutto ciò che oggi leggiamo o ascoltiamo è frutto della beat generation”). Al termine, un appello accorato: “La nostra colpa è di aver lasciato ai giovani un paese in queste condizioni. Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per aiutarli, ricordando loro che la sovranità del Paese è nelle loro mani e che hanno la possibilità di cambiare le cose”.
Ad aprire la giornata di oggi un incontro al ridotto del Teatro comunale dedicato agli studi sul mondo sefardita in memoria di Aron Leoni e, per gli incontri con l’autore, quello con Donatella Ester Di Cesare condotto da Guido Vitale, coordinatore dei Dipartimenti informazione e cultura dell’UCEI, con l’editore Shulim Vogelmann e dedicato al complesso rapporto tra economia, etica e politica. Nel suo recente volume La giustizia non è di questo mondo edito da Fazi, l’autrice affronta questi temi a partire dal concetto di Tzedakah, della giustizia ebraica, per parlare di temi quanto mai attuali: dai clandestini ai fondamentalismi, dalla bioetica allo Stato d’Israele. Un percorso di riflessione che dà voce all’evoluzione dell’ebraismo e alla sua capacità di raccogliere il senso delle nuove sfide.
Si tratta, nell’ambito della produzione editoriale di quest’anno – ha affermato il giornalista Guido Vitale – di un testo estremamente importante. Non solo per il valore del contenuto, ma per la sfida che lancia al lettore. Non è infatti un testo di storie o di rievocazioni, ma è un testo che lancia la sfida di cosa devono fare gli ebrei nel presente, di quale messaggio possono e vogliono farsi portatori”. “Israele – ha aggiunto fra l’altro l’autrice – sempre vittima di un tentativo sistematico di delegittimazione, dimostra che è possibile un altro rapporto con la terra e che è possibile una politica diversa dell’abitare, basata su un nuovo concetto di comunità e di cittadinanza. Il laboratorio politico della globalizzazione”.
La Festa del libro prosegue nel pomeriggio con un incontro su Le donne e la scrittura, coordinato da rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec UCEI, cui partecipano Donatella Ester Di Cesare, Marina Beer dell’Università La Sapienza e Yarona Pinhas, scrittrice, teologa e studiosa di mistica ebraica. Più tardi riflessioni sui giovani ebrei italiani a partire dallo studio Cittadini del mondo, un po’ preoccupati. Intervengono il direttore di Shalom Giacomo Kahn, il vicesindaco di Ferrara Massimo Maisto, il presidente dell’Ires Saul Meghnagi e Tobia Zevi, presidente dell’associazione di cultura ebraica Hans Jonas.
Daniela Gross – twitter @dgrossmoked