…impegno

“Una scuola media pubblica di Trieste desidera offrire ai suoi studenti una serie di incontri sulla Shoà: puoi farlo?” Questo mi è stato chiesto lo scorso autunno. Mi trovavo in città per parlare con i ragazzi del Talmud Torà della differenza fra la storia di Jonà e quella di Avraham, alle prese entrambi con una città di malvagi da redimere, ma con due approcci molto diversi. Ho accettato l’incarico, ma proponendo immediatamente un’alternativa: perché non provare a parlare di vita ebraica? L’idea è passata, il cronometro è partito. Ho avuto 24 ore (no, non consecutive!) per parlare di ebrei e vita ebraica con ragazzi di terza media. Che cosa abbiano capito loro non lo so, io ho capito che dobbiamo parlare sempre di più e meglio, perché l’opera da compiere è immensa e urgente: il pregiudizio e l’ignoranza radicati in alcuni ragazzi mi hanno colpita. Quando però una ragazzina musulmana, alla quale i genitori avevano inizialmente vietato di partecipare agli incontri, mi ha inseguita dopo la fine dell’ora per continuare la conversazione, ho capito che non sta a noi portare a termine l’opera, ma che siamo almeno obbligati a iniziarla.

Miriam Camerini, regista