…elezioni
Inutile commentare i risultati dell’ultima tornata di elezioni in Europa. Ormai ci dobbiamo abituare ad un futuro politico in cui è legittimata la presenza di forze apertamente xenofobe e, sia detto per inciso, non mi conforta affatto se i loro rancori sono prevalentemente orientati verso la minoranza islamica; già abbiamo avuto negli ultimi mesi l’esempio di come l’apertura di questa deriva finisca col coinvolgere gli ebrei (ed anche se non fosse, sarebbe comunque intollerabile). Basti per questo quanto ha scritto, mirabilmente, Anna Foa sull’ultimo numero di “pagine ebraiche”. Ciò che mi fa riflettere è, piuttosto, il compiacimento che vedo nella sinistra europea, contenta della situazione creatasi, che vede da una parte la rinascita delle formazioni legate al Pse, dall’altra una destra in preda ad un processo di cannibalizzazione interno. A mio modo di vedere, si dovrebbe piuttosto immaginare uno schema che vede da un lato i partiti che si riconoscono nei valori fondanti dell’Unione, dall’altro le forze che vi si oppongono. Non vorrei che questa miopia portasse, per spirito competitivo, alla formazione di strane alleanze per ottenere quel seggio parlamentare in più essenziale a battere coloro che si immaginano come i veri rivali politici. Magari, partendo dalla situazione greca, con quel bel partitino che ha nel suo programma l’installazione di mine antiuomo al confine turco. Ma dov’è finito quel sentimento che aveva portato Jospin a chiedere ai propri elettori di votare Chirac contro l’ipotesi Le Pen? E dov’è quell’Europa che emanava sanzioni all’Austria alla sola ipotesi di un’alleanza di governo con la destra di Haider? È probabile che quello stesso partito l’anno prossimo sarà chiamato a formare un governo…
Davide Assael, ricercatore