Qui Milano – Un festival di cultura ebraica sui mitici Navigli
Fare una passeggiata in una sera di primavera lungo i Navigli a Milano è un’esperienza davvero piacevole. La calma dei canali contagia chi li costeggia, il clima gradevole consente di godersi di più i dettagli di quell’angolo un po’ vecchio stile della città, e mentre si cammina si colgono con l’orecchio stralci di chiacchiere o musica che escono dagli innumerevoli locali. È in un’atmosfera come questa che si è svolto alle Scimmie l’ultimo evento del Piccolo festival della cultura ebraica, tre giorni dedicati alla cultura, alla musica e alla cucina ebraica: dopo quello che si è deciso significativamente di chiamare tiul, una cena sotto forma di tour gastronomico alla scoperta delle specialità israeliane ed ebraiche, ogni sera la presentazione di un libro seguita da un concerto. Questa domenica Gabrio Gabriele ha presentato il suo libro “La breve stagione di Teodora Anita Grandi Langfelder” e ha suonato l’ensemble di musica kletzmer Mashkè; ieri invece è stato presentato il libro di Waldy “Lettere da Varsavia” e si è tenuto lo spettacolo-concerto delle Stellerranti. Un’iniziativa fortemente voluta dal proprietario dello storico locale milanese Sergio Israel, che ha raccontato di sentire molto forte, in quanto ebreo della diaspora, “l’esigenza di mostrare la nostra normalità, di parlare agli altri, all’interno di un contesto ordinario e conosciuto, della nostra cultura e anche delle cose belle che riguardano Israele. Un modo anche questo per combattere l’intolleranza”. E proprio intorno alla lotta contro l’intolleranza ruota tutta l’attività di Angelica Calò Livne, che ieri sera è venuta da Israele a presentare il suo libro “Una voce ha chiamato e sono andata…” (Proedi). Romana, abita dall’età di vent’anni nel kibbuz Sasa, da dove ha dato vita alla Fondazione Beresheet Lashalom, che si occupa di far incontrare ragazzi di culture ed etnie diverse, in uno spirito di pace e fratellanza, per unirli attraverso l’arte e la musica. Ed è così che è nata una compagnia teatrale composta da ragazzi israeliani e palestinesi, il Teatro comunitario della Galilea Arcobaleno, che il 20 maggio porterà per la seconda volta qui in Italia, a Trento, il suo spettacolo The Seasons of Adolescence. Impossibile raccontare in poche righe tutto quello che Angelica fa e che ha fatto negli ultimi dieci anni di vita della Fondazione. Dal toccante episodio dei professori palestinesi che non avevano mai potuto superare il check point e vedere il mare e che hanno potuto farlo per la prima volta proprio venendo all’incontro con i loro colleghi israeliani, al soccorso del marito di Angelica a un ebreo molto religioso caduto per terra rompendosi la gamba che inizialmente diffidava di lui in quanto laico ma che ora lo ha praticamente accolto nella sua famiglia, tutte avventure che hanno avuto come risultato il superamento dei pregiudizi, a partire dalla semplice condivisione di esperienze che ha portato alla nascita di vere e proprie amicizie fra persone molto diverse. E a testimonianza di quanto queste possano essere forti, ad accompagnare Angelica ieri sera c’era l’amica e collega Samar Sahhar, palestinese e cristiana, esperta nel campo dell’educazione. Le due donne girano insieme il mondo per spiegare quanto l’educazione sia un potentissimo mezzo per risolvere i conflitti, e che dunque le scuole siano il vero punto di partenza del percorso verso la pace. Pace che, nel caso del conflitto mediorientale, ha detto Samar, “ci potrà essere solo quando ogni palestinese avrà un amico fra gli israeliani e quando ogni israeliano avrà un amico fra i palestinesi”, perché è solo instaurando rapporti personali che si può andare oltre le apparenze e superare le paure, che stanno alla base della violenza. Dopo la presentazione del libro si sono esibiti il violinista israeliano Uri Chameides con il figlio Michael e il chitarrista milanese Marco Pisoni, in un concerto che ha portato gli spettatori in un viaggio alla scoperta della musica kletzmer, una musica che nasce dalla sovrapposizione di culture diverse nello spazio e nel tempo. E costeggiando a ritroso, sulla via di casa, il placido naviglio con queste melodie ancora in testa, le quasi foscoliane parole di Samar acquistavano forza e chiarezza: “Non bisogna aspettare per compiere buone azioni, perché si vive solo una volta e non si può chiedere al Signore di tornare indietro lungo la strada già percorsa. E l’uomo non è niente, solo i ricordi buoni della vita”.
Francesca Matalon – twitter @MatalonF