…elezioni

Eravamo andati a letto la sera, felici, sapendo che la Knesset aveva votato con 109 favorevoli contro uno contrario per l’anticipo delle elezioni in Israele al 4 settembre 2012 invece del novembre 2013. Shaul Mofaz, da poco eletto nuovo leader del partito Kadima aveva detto in serata: “Non entrerò nel governo di Netanyahu, è chiaro?” e poche settimane fa in commissione aveva detto: “Netanyahu è un bugiardo, e mi potete citare”. Ci siamo risvegliati al mattino, stupefatti, con un governo di grande coalizione sostenuto da 94 deputati su 120. Ed ecco Mofaz viceprimo ministro nel governo di Bibi. È la grande svolta politica che porterà avanti e anzi trasformerà il paese nei prossimi 18 mesi? Gli israeliani non sono tanto sprovveduti e non la bevono. Nei sondaggi, il 63 per cento dicono che la manovra è stata fatta per angusti interessi personali e di partito e non per ragioni di Stato. La grande maggioranza non crede che le due grandi riforme promesse da Mofaz verranno effettuate: il nuovo statuto sul servizio militare o civile da parte di tutti i cittadini, inclusi i haredím e gli arabi; e la riforma del sitema elettorale. Ma è anche vero che ora non ci sono più scuse. Con una tale mastodontica maggioranza quasi bulgara, Bibi non può più essere ricattato dai suoi partners, e tutto quello che il governo di Israele farà o non farà fino alle prossime elezioni potrà essere attribuito solo a lui.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme