Qui Roma – Il potere della parola
Penultimo appuntamento, prima della sosta estiva, che si svolgerà oggi pomeriggio alle 18 al Centro Bibliografico, Lungotevere Sanzio 5, del ciclo “Quale identità ebraica – Generazioni a confronto” a cura dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Questa volta la riflessione verterà sulla lingua ebraica che, nella sua specificità, ha sempre avuto un ruolo determinante per l’identità ebraica in mille modi e risvolti. L’ebraico, con le sue lettere e parole, è sempre stato il luogo dove il popolo ebraico si è misurato, formato e confrontato prima e dopo la nascita dello Stato di Israele, unendo generazioni, laici e religiosi, come fosse una “casa migrante”. Quali particolarità caratterizzano questa lingua, nei suoi tratti essenziali, dalle lettere alle parole, dalla sua grammatica alla sua sintassi, tanto da incidere sulla nostra identità? Ma soprattutto, dall’antichità ad oggi, quali visioni del mondo dischiude? La tradizione ebraica ha sempre dato risalto al grande potere creativo della parola: cosa può creare dunque questa lingua e in che modo? Cosa comporta vivere questa lingua? A quali conoscenze ed esperienze ci apre? Cosa incontriamo se abitiamo questa lingua? Quali teorie vi sottendono?
A discuterne saranno Rav Benedetto Carucci, l’artista Tobia Ravà, lo psicanalista Cherles Melman, allievo diretto di Lacan, Luisa Basevi, professoressa di lingua e letteratura ebraica del Liceo Renzo Levi e i suoi studenti. Un incontro a più voci che mostreranno le letture molteplici e soprattutto le varie esperienze che a più livelli scaturiscono da questa lingua, veicolo creativo di identità, tradizione e storia ebraica. Così, Tobia Ravà, il pittore dal magma pittorico fatto di lettere e numeri, ci racconterà di come sia nata in lui l’idea di dipingere con la Ghematrià – il criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico – e, mostrandoci i suoi lavori, ci spiegherà il suo rapporto tra Kabbalah, Matematica e Ghematrià; mentre rav Benedetto Carucci, affronterà la questione linguistica da un punto di vista rabbinico e farà da ponte con la riflessione sull’ebraico moderno, Luisa Basevi, accompagnata dalle letture di alcuni studenti, si soffermerà sull’uso della lingua nella poesia moderna, sull’”israeliano”, la lingua in continua evoluzione che inventa nuovi vocaboli e sulla lingua ebraica intesa come strumento fondamentale per la creazione di un’identità nazionale.
A trarre le conclusioni e rilanciare altre chiavi interpretative, sarà lo piscanalista Cherles Melman, il quale ci svelerà l’incidenza specifica della lingua ebraica, non solo nell’identità personale, ma anche nelle procedure d’analisi da lui praticata: citando le sue parole, “l’analisi lacaniana riprende infatti procedure che sono le stesse della tradizione ebraica, fondate più sulla valorizzazione della lettera che del significante…”
Con tutto ciò che questo vuol dire naturalmente…
Ilana Bahbout