In cornice – Meno opere e più spesso

Qualsiasi appassionato d’arte dovrebbe vedere il film “I colori della passione”, una drammatizzazione del quadro “Salita al Calvario” dipinto nel 1564 da Pieter Brueghel il Vecchio ed esposto al Kuntshistorisches Museum di Vienna. L’opera si riferisce all’occupazione delle Fiandre da parte degli Spagnoli del Duca d’Alba che, in nome della lotta del cattolicesimo contro il protestantesimo, si macchiò di brutalità e omicidi senza fine. Secondo la tradizione fiamminga, meno intellettuale di quella italiana, Brueghel espone i temi in modo diretto, evidente, almeno agli occhi del pubblico di allora; i riferimenti alle scritture sacre cristiane sono mischiate con la realtà e così concretizzate. La famiglia di Gesù è dipinta nella stessa dimensione degli altri personaggi, divisa dal resto del quadro da una montagnola insormontabile; Gesù, invece, è mischiato fra una folla che ad altro guarda. Per Brueghel era ovvio che la religione era stata utilizzata come scusa per coprire fini materiali di conquista, di saccheggio. Sembra si parli di storia ebraica. Il film è un po’ lento, ma alla fine si esce più appassionati di arte di prima e con la riflessione che è necessaria più di un’ora di un film per immergersi nel messaggio di un quadro. Come a dire, che dovremmo vedere meno opere e più spesso.

Daniele Liberanome, critico d’arte