Le regole e la realtà della vita

Ogni giorno leggiamo di uomini che si uccidono per debiti, paura, disperazione. Come ha scritto giustamente Laura Quercioli Mincer non è detto che i suicidi siano effettivamente in aumento, ma certo se ne parla di più. Io ritengo che se ne parli decisamente troppo, e che queste morti vengano strumentalizzate dai media per drammatizzare il discorso sulla crisi. Correndo in questo modo il rischio che la visibilità acceleri la frequenza in una spirale emulativa.
​Come reagiscono le religioni di fronte a tutto ciò? Innanzitutto affrontando il tema della crisi. Le organizzazioni cattoliche, ma anche quelle ebraiche, raddoppiano gli sforzi per ottemperare ai bisogni crescenti. La povertà, o il rapido impoverimento, uniti ad altri disagi, possono favorire scelte tragiche. Ma è opportuno che le religioni, contrarie ovviamente al suicidio, riflettano però sulla natura di questo gesto e sulla sua compatibilità con l’appartenenza alla comunità?
​Secondo Rabbi Akiva – saccheggio sempre dalla Mincer – chi si toglie la vita non va lodato, ma neanche maledetto: va lasciato in pace (oltre il recinto del cimitero, precluso al suicida). Recentemente le gerarchie cattoliche hanno compiuto due gesti notevoli: il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha celebrato messa a Pasturo per ricordare la poetessa Antonia Pozzi, suicida a 26 anni nel 1938. La Chiesa, ha spiegato il cardinale e grandissimo intellettuale, guarda con estrema attenzione alle dimensioni interiori della tragedia, e distingue tra chi si uccide per sprezzo della vita e chi per un eccesso di sensibilità.
​Pochi giorni fa, ancora, sono stati celebrati in chiesa i funerali di Maurizio Cevenini, amatissimo politico bolognese morto dopo essersi lanciato dal settimo piano del palazzo della Regione. La Chiesa, insomma, ancora scottata dalla vicenda di Piergiorgio Welby, si mostra più flessibile, distingue, ragiona, si interroga. L’argomento è delicato e doloroso, ma alle volte, per ribadire il proprio punto di vista, occorre non essere rigidi, e fare qualche passo indietro.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas – twitter @tobiazevi