Contando l’Omer – Giubileo

Lunedi 21 Maggio, 44° giorno dell’Omer, 6 settimane e due giorni.

Nella realtà ebraica c’è una tensione costante tra reale e ideale, tra realizzato e irrealizzabile, tra ciò che era e non c’è più e che qualcuno, o molti, sperano che torni. Tensioni e contraddizioni che si accentuano quando si legge, come abbiamo fatto questo Shabat, all’inizio della parashà di Behar, il brano che istituisce il Giubileo. Il Giubileo non c’è più da millenni, secondo i Maestri da quando gli Assiri distrussero il regno d’Israele. Perché si possa applicare presuppone un insediamento completo del popolo ebraico nella terra d’Israele, da dividere equamente tra tribù e famiglie. Eppure ne parliamo ancora come di qualcosa vicinissima. La stranezza si accentua tenendo presente l’evidente accostamento simbolico proposto dalla Torà tra Giubileo e Omer. Sette settimane con Shavuot al cinquantesimo giorno, sette cicli di sette anni e Giubileo al 50°. Coincidono le parole (“conterete”) e i numeri. Con il Giubileo i conti si azzerano, arriva la libertà, ciascuno ridiventa padrone di sè stesso con uguali risorse economiche. Solo che il Giubileo non lo possiamo più fare, mentre l’Omer lo contiamo tutti gli anni. Il nostro tempo viene scandito in attesa di liberazione e nuovo inizio. Chissà se questa ripetizione annuale è un modo per controllare e reprimere le nostre attese o invece per non farci dimenticare la carica rivoluzionaria della nostra storia.

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma – twitter @raviologist