La collezione Pinkus

Molti conoscono David e Geraldine Pinkus per la grande generosità con cui sostengono istituzioni ebraiche e progetti di didattica sull’ebraismo; pochi sapevano della loro grande passione per l’arte, nata durante la loro luna di miele a Roma. Nel tempo hanno comprato opere di grande livello come dimostrano i prezzi a cui Christie’s ha venduto la scorsa settimana buona parte della loro collezione, la più costosa mai passata in asta con i circa 300milioni di euro di spesa complessiva. Il pezzo più caro è risultato essere un Mark Rothko (”Orange, Red, Yellow”) passato di mano per circa 66 milioni di euro. E’ un’ottima notizia per tutti noi in quanto gli introiti dell’asta andranno per opere benefiche. Ma l’asta di Christie’s è interessante anche per conoscere meglio la mentalità della famiglia Pinkus, tipico donatore USA. Buona parte delle opere in vendita sono di artisti cosiddetti Espressionisti Astratti, quasi tutti ebrei e orgogliosamente americani, scappati appena in tempo dall’Europa e diventati la bandiera della cultura a stelle e strisce contro il realismo del comunismo sovietico. Non avevano acquistato nessun Chagall, nessun Mané Katz, nessun pittore israeliano. A giudicare dalla loro collezione, i Pinkus sono quindi americani fino al midollo, ma anche fieramente ebrei fino al midollo; rispettosi della religione, ma soprattutto legati alle radici “laiche” del loro ebraismo; felici di collezionare artisti ancorati al nostro patrimonio spirituale-culturale, ma rimanendo legati alle nuove proposte della scena culturale americana. Esistevano probabilmente figure con lo stesso approccio anche in Italia, ma sono per buona parte scomparse un secolo fa, e non per mancanza di risorse. E’ altro che manca.

Daniele Liberanome, critico d’arte