Qui Milano – Verso il 10 giugno
Una serata all’insegna dei numeri. Tre liste, 17 candidati, dieci posti da coprire per le elezioni dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Cinque formazioni, 32 nomi, 19 consiglieri da eleggere per il rinnovo degli organi di governo della Comunità ebraica di Milano. E infine i numeri contenuti nel bilancio consuntivo dell’anno 2011, che raccontano molto della storia recente della Comunità.
Si è svolta ieri nell’Aula magna della scuola della Comunità ebraica di Milano l’assemblea preelettorale per la presentazione delle candidature alle elezioni del prossimo 10 giugno. Nei dieci minuti cronometrati con inflessibilità dal segretario generale Alfonso Sassun, i candidati si sono sforzati di delineare le proprie linee guida. A Giorgio Sacerdoti e Riccardo Hoffman il compito di presentare la lista Milano per l’Unione, che si è posta in soluzione di continuità con il lavoro svolto nel precedente mandato. Giovani, rete di Comunità, decentramento, cultura, alcuni dei punti fondamentali. “Per quanto riguarda il ruolo di presidente – ha aggiunto il capolista Roberto Jarach – io e i miei colleghi appoggiamo sin da ora l’attuale presidente Renzo Gattegna, chiedendo però il riconoscimento dell’importanza e del ruolo della Comunità di Milano, al pari di quella di Roma, per il suo lavoro e le sue capacità, compresa quella di dialogare con il territorio”.
All’insegna dell’innovazione, con l’obiettivo del rafforzamento del “primo fund raiser dell’ebraismo italiano” si è invece proposta Machar – Domani per l’UCEI. “Vogliamo trasformare l’Unione in un moderno centro di erogazione dei servizi – ha spiegato il capolista Raffaele Turiel – Oggi si occupa quasi esclusivamente di produrre progetti culturali che funzionano, ma questo non basta più. Bisogna rafforzare la rete delle scuole ebraiche e delle Comunità, lavorare per un marchio di Kasherut nazionale, pensare a un centro studi che sia capace non solo di monitorare ma anche di mettere in campo attività di contrasto contro l’antisemitismo, rammodernare anche gli stessi format culturali”.
Ultimo candidato, con UCEI per la scuola, Cobi Benatoff ha voluto rinunciare alla sua presentazione per lasciare spazio a quella delle liste per la Comunità.
Si era a lungo temuto per una possibile fuga della gente dalle elezioni comunitarie, e una conseguente esiguità del numero di candidati. Le cinque liste per un totale di 32 nomi che si sono presentate agli elettori hanno costituito la miglior risposta. Vari i punti su cui i capilista si sono concentrati: il quadro economico ancora delicato, la scuola, le politiche giovanili, i rapporti con il rabbinato, e soprattutto la necessità di lavorare su coesione e solidarietà, diminuendo il tasso di conflittualità che ha caratterizzato il precedente mandato.
“Penso che un punto qualificante del nostro impegno sia la volontà e la capacità di ascolto” ha affermato Daniele Cohen, capolista di Ken 2.0, compagine di cui fanno parte sei consiglieri della maggioranza uscente. Cohen ha rivendicato i risultati raggiunti in due anni di governo, tra gli altri sul piano del risanamento, della cultura, del rapporto con la città, e ha proposto continuità, all’insegna tuttavia di una maggiore disposizione alla partecipazione e alla condivisione.
Sulla riscoperta dei valori comuni e della necessità di tornare alla solidarietà e all’empatia tra iscritti ha posto l’accento Walker Meghnagi, capolista di Welcomunity. “Senza guardare troppo al passato dobbiamo renderci conto che negli ultimi due anni la contrapposizione è stata eccessiva. Dobbiamo tornare a lavorare tutti assieme per il bene di tutti e recuperare il rapporto con tutti gli iscritti, al di fuori delle logiche di maggioranza e opposizione, perché a prescindere da chi vincerà, nessuno si potrà permettere di governare da solo”.
Lavorare insieme. Un obiettivo che secondo Roberto Liscia, candidato presidente di Com.Unità, si può raggiungere soltanto superando le posizioni pregiudiziali che ciascun gruppo ha nei confronti degli altri. “È necessario dare alla gestione di questa Comunità una linea nuova, attraverso enti di gestione autonomi per i diversi punti, in primo luogo la scuola, che siano coordinati dal Consiglio, senza però rimanere impantanati nelle sue logiche”.
Oltre alle tre liste “piene” con dieci candidati (a fronte della possibilità per ogni elettore di esprimere dieci preferenze, anche di liste diverse), due candidature uninominali: Gabrielle Fellus, con Am Im, ha posto l’accento sull’importanza della mediazione tra le posizioni differenti all’insegna della riconoscenza per chi si impegna per la Comunità in ogni forma, cercando soluzioni innovative ai suoi problemi, mentre Giuseppe Chalom con Shalom si è concentrato sulla volontà di implementare nuovamente a Milano il modello del centro giovani Maurizio Levi, operativo negli anni Settanta e Ottanta, di cui era stato presidente.
L’assemblea che si è chiusa in tarda serata (al punto da non lasciare spazio al dibattito) ha rappresentato dunque un punto di partenza per una nuova fase dell’ebraismo milanese. Ma anche un’occasione per riflettere sul passato, sulla stagione che il 10 giugno si chiuderà definitivamente, di cui si è parlato non solo nella presentazione dei candidati, ma anche nella relazione sul bilancio presentata dal presidente Jarach, che ha raccontato attraverso le cifre, quanto è stato fatto e quanto è ancora da fare, nella gestione della situazione economica, migliorata ma ancora delicata, della scuola, della casa di riposo, dei rapporti con il rabbinato, dell’amministrazione.
Un momento dunque in cui la Comunità di Milano, con la sua classe dirigente e i suoi iscritti, si è ritrovata a gettare le basi per risolvere i tanti problemi che l’ebraismo milanese e italiano devono affrontare. Senza però dimenticare su quale grande ricchezza si possa contare per farlo.
Rossella Tercatin – twitter @rtercatinmoked