Qui Roma – Liste a confronto

Primo confronto pubblico, in occasione dell’assemblea comunitaria, tra i candidati romani per le elezioni del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che si terranno il 10 giugno. Molto intenso, partecipato e vivace, il dibattito ha avuto luogo in una sala del Tempio Bet El di via Padova, baricentro delle attività della comunità tripolina, e si è protratto fino a tarda notte coinvolgendo numerosi candidati delle due liste Binah e Uniti per l’Unione in corsa per i venti posti attribuiti alla Capitale nel parlamento dell’ebraismo italiano voluto dalla recente riforma. I candidati si sono presentati al pubblico e hanno illustrato progetti e obbiettivi che vorrebbero veder realizzati. Numerosi i temi toccati, spesso, nelle enunciazioni di principio, con idee e valori non distanti fra loro, altre volte con alcuni punti di dissonanza. Impossibile qui riportare al lettore in modo esaustivo ogni dettaglio, ma si è andati dalle politiche di assistenza ai meno abbienti al coinvolgimento dei giovani nella vita comunitaria, dalla cooperazione con altre forze della società italiana nella lotta alla discriminazione alle sfide dell’informazione e della comunicazione, all’allargamento partecipativo degli iscritti, network con le altre Comunità, kasherut, raccolta dell’Otto per Mille. Ad aprire la sessione di interventi una panoramica generale sul senso dell’impegno delle due formazioni da parte del rappresentante delegato da ciascuna lista: Sabrina Coen, in testa alla lista di Binah assieme a Eva Ruth Palmieri e l’attuale presidente dell’Unione Renzo Gattegna, capolista di Uniti per l’Unione. Entrambi hanno ricordato le significative specificità delle rispettive esperienze: da una parte un gruppo formato di sole donne che vogliono “portare aria nuova” all’UCEI, dall’altro la lista che mette assieme le attuali tre forze di governo unitario della Comunità ebraica di Roma (Per Israele, Hazak, Efshar) e porta come garante lo stesso Gattegna, che dell’unità in campo ebraico si è fatto una bandiera. “Binah – ha affermato Coen – è un progetto nato tra amiche e che si sta arricchendo ogni giorno di volti nuovi e di persone che vogliono dare una mano. In queste ore il nostro sforzo è finalizzato soprattutto a imparare e a conoscere vari aspetti dell’Unione confrontandoci direttamente con i responsabili dei singoli dipartimenti. L’UCEI è una realtà che lavora in modo positivo, ma alla quale vogliamo apportare il nostro contributo per affrontare nuove e pressanti sfide che possiamo vincere tutti assieme”. “La lista unitaria – ha spiegato invece Gattegna – è nata da una scelta libera, precisa e consapevole, non certo da una forzatura. Una scelta che fonda su due ragioni. La prima è la speranza che ci possa essere un salto di qualità nei rapporti tra persone e gruppi. La seconda è la consapevolezza del lavoro positivo svolto dalle Giunte unitarie che hanno contraddistinto questi ultimi due mandati dell’Unione. Un risultato, quello dell’impegno comune tra persone con visioni della vita anche estremamente diverse, ma non per questo inconciliabili, che nel mio caso ha rappresentato la condizione essenziale per accettare a suo tempo la presidenza e che lo è adesso per lanciare questa nuova sfida”.
Inevitabile l’emergere di alcune incomprensioni alla luce di puntate polemiche recentemente sviluppatesi sul web e tra le pagine dei social network. L’addebito rivolto ai candidati della lista unitaria era essenzialmente quello di aver cercato di evitare un confronto elettorale attraverso la composizione di un blocco unito di persone con idee e appartenenze politiche differenti che di fatto sarebbe servito per vanificare il risultato del voto. La nascita di Binah sarebbe dunque da leggere come un tentativo di scongiurare, in nome del pluralismo, un esito scontato del voto.
Le accuse sono state decisamente rigettate dai tre leader che hanno deciso di accettare la sfida dell’unità, Riccardo Pacifici (Per Israele), Victor Magiar (Hazak) e Raffaele Sassun (Efshar), protagonisti assieme al presidente Gattegna dell’iniziativa. “La presentazione della lista Uniti per l’Unione non ha certo precluso l’entrata in gioco di altre formazioni. Cosa che è infatti avvenuta e della quale non possiamo che rallegrarci” hanno spiegato Pacifici e Magiar. “Contro di noi sono state lanciate accuse gravi e prive di fondamento” ha sottolineato Sassun.
Recriminazioni anche tra le esponenti di Binah, con Daniela Pavoncello in particolare che ha denunciato un clima di tensione e cattiva informazione orchestrato da alcuni persone vicine alla lista avversaria. “Siamo una squadra di donne che hanno grande voglia di apprendere e impegnarsi nelle istituzioni ebraiche in un clima di collaborazione. Chi vota per noi – ha detto Eva Ruth Palmieri – vota per un progetto”. “Siamo donne, che hanno un ruolo professionale e una dignità e che per questo meritano rispetto” ha ribadito Silvia Mosseri. Anche le donne candidate con Uniti per l’Unione non hanno tardato a farsi sentire. “Non sono molto convinta – ha osservato Donatella Di Cesare – che la chiave di volta per una maggiore partecipazione delle donne alla vita comunitaria sia la nascita di un gruppo chiuso tutto al femminile. Binah rischia di essere una lista autoreferenziale che non porta al dialogo, ma alla divisione”. Tra i punti nodali del dibattito anche l’indicazione di un candidato per la presidenza dell’Unione. Mentre nel programma di Uniti per l’Unione è esplicito l’intento di confermare Gattegna, in quello di Binah non appaiono indicazioni definite in questo senso. Ma un chiarimento è giunto in assemblea: “Vogliamo vivere e partecipare alla vita dell’Unione ma non abbiamo pensato alla presidenza, ruolo per il quale intendiamo sostenere anche noi Gattegna” ha detto Fabiana Di Porto. Più volte, nel corso del dibattito moderato dal giornalista Giacomo Kahn, ci si è poi soffermati, tra i punti più stringenti, sul coinvolgimento dei giovani anche a fronte degli interventi critici del consigliere Ugei Raffaele Naim e del vicepresidente del Bene Berith Giovani Edoardo Amati. Da parte dei ragazzi la richiesta alle istituzioni di erogare stanziamenti più consistenti per le loro attività ricreative e la constatazione del progressivo allontanamento delle nuove generazioni dalle responsabilità comunitarie. Impegno di tutti, ma anche appello ai giovani a riscoprire, senza cadere nel vittimismo e nel qualunquismo, il gusto della progettualità, dell’iniziativa e dell’indipendenza, a cominciare dalla capacità di reperire le risorse, sono venuti da più parti. Intervenendo nella discussione, animata, intensa e caratterizzata dall’apertura di un tavolo di discussione da parte di tutti e due gli schieramenti, Riccardo Pacifici si è tra gli altri impegnato a valorizzare e dare nuovo impulso alla gloriosa testata giornalistica dei giovani ebrei italiani HaTikwa, che attualmente è stata con grande fatica riportata in vita, resa un giornale mensile a larga tiratura e restituita all’autonoma gestione dei giovani grazie all’assistenza tecnica della redazione del Portale dell’ebraismo italiano.

Adam Smulevich twitter – @asmulevichmoked