distacco…

Il giorno successivo alle tre feste di pellegrinaggio, Pesakh, Shavuòt, Sukkòt, è chiamato “Isrù Chag”, letteralmente “legate la festa”, dal verso 27 del Salmo 118 che ci invita a “legare la vittima del sacrificio festivo agli angoli dell’altare con delle funi…”. Ciò induce i Maestri del Talmùd (Sukkah, 45 b) ad affermare che “chiunque protrae la festa per un altro giorno, mangiando e bevendo, è considerato come se costruisse un altare sul quale offre un sacrificio…”. Con un mirabile paradosso, senza un Santuario operante, oggi il “sacrificio festivo” consiste nel mangiare e bere con parenti ed amici. In un mondo frenetico e consumistico come il nostro, i giorni festivi, soprattutto quando sono contigui allo Shabbat, costituiscono per alcuni un distacco troppo lungo dalla realtà quotidiana. Isrù Chag ci invita, viceversa, a legarci alla festa anche nella sua uscita. Il distacco dalla kedushah della festa deve essere graduale perché l’intensità del fervore e della trepidazione che proviamo nel suo avvicinarsi è proporzionale alla separazione dalla sua conclusione.

Roberto Della Rocca, rabbino