…terremoto

Il terremoto è una brutta e insidiosa bestia. Le notizie dall’Emilia suscitano commossa solidarietà. E risuscitano anche sepolti, oscuri ricordi. Eravamo a Los Angeles nel gennaio del 1994, quando una notte miracolosamente nella città deserta, alle tre del mattino fra due giorni di festa, la terra sussultò. Era un sisma di forza 7, ondulatorio, a più riprese, interminabile. Vi furono circa 60 vittime, 33 di queste per le immediate conseguenze del terremoto. In una California in cui la gente seraficamente ama parlare del forza 9, “the big one”, che inevitabilmente distruggerà tutto quello che sta sulla faglia di Sant’Andrea, la grande città coi suoi 11 milioni di abitanti si era preparata, era costruita bene. Entro pochi mesi, prima della fine della primavera, i chilometri di autostrade sopraelevate crollate erano stati ricostruiti, gli edifici restaurati, la vita economica e sociale quasi normalizzata. Quasi: perché ogni giorno, ogni sera, per i sei mesi successivi si verificavano scosse di assestamento, forza 4, forza 3, forza 5. La solidarietà e l’aiuto reciproco in questi momenti danno molta fiducia. Eppure a noi, lí solo temporaneamente, quel gennaio 1994 ricordava tanto, stranamente, un altro gennaio, quello del 1991. Questa volta a casa nostra, in Israele. Erano i giorni della guerra del Golfo. Saddam Hussein lanciava quotidiani grossi missili Scud. Da Gerusalemme, risparmiata dai lanci, sentivamo la terra tremare per le cadute a Lod, a Ramat Gan, a Tel Aviv. La famiglia si rintanava nella camera di sicurezza, le finestre “protette” da strisce di adesivo marrone, con in viso le maschere antigas, a portata di mano una brocca d’acqua. Grande la solidarietà e la sensazione di essere tutti insieme. Brutto e insidioso il terremoto che colpisce a tradimento, toglie ogni sicurezza. Anche quando in certe zone, ma non in altre, sarebbe forse prevedibile. Brutto il lancio di missili, che non è la forza bruta della natura ma dell’uomo.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme