Davar Acher – Paura

Cari amici, non vorrei sembrarvi vigliacco o fragile di nervi, ma devo confessarvi che sono spaventato, molto spaventato. “Per Israele?” mi chiedete voi. Ebbene no, non per Israele: isoletta di libertà immersa in un oceano di dittature, rifugio di sette milioni di ebrei circondata da un miliardo e passa di musulmani (in una discreta quota islamisti fanatici), Israele ha i mezzi intellettuali e fisici per difendersi e soprattutto quelli morali, perché sa di doversi difendere e vuole farlo. Certo non mancano disfattisti e illusi che non vedono miglior soluzione che la resa, ma sono una piccola minoranza. C’è un grande primo ministro, un esercito modernissimo e consapevole delle sue responsabilità, un’economia che galoppa. Ma soprattutto c’è la consapevolezza diffusa che il nemico esiste, che è pericoloso, che bisogna lottare su tutti i fronti.
No, non ho paura per Israele, ho paura per l’Europa. Gli ufficiali israeliani fanno il loro giuramento a Masada, sanno che cosa vuol dire un nemico che ti vuole distruggere fino all’ultimo rifugio. I ragazzi europei hanno dimenticato che bisogna difendersi, che nessuno ti regala la libertà se non te la conquisti. I mezzi di comunicazione di massa e i politici non fanno che ripetere parole di “buona volontà”, pensano che il loro mestiere sia vendere illusioni, non avrebbero mai il coraggio di dire verità sgradevoli, per paura di perdere audience e applausi.
La verità è semplicissima: Annibale è alle porte – e magari anche dentro casa. Fino a due anni fa il nostro confine sud, che è il mondo arabo, era governato da tiranni più o meno sgradevoli, i Mubarak, i Gheddafi, i Ben Alì ecc. che certo non erano modelli di democrazia, però avevano capito che per mantenere il potere avevano l’interesse a tenere sotto controllo il conflitto, avevano bisogno dell’Occidente ancor più di quanto noi avessimo bisogno di loro. Opprimevano il loro popolo, ogni tanto facevano sparate più o meno propagandistiche contro l’Occidente ma era un fattore di stabilità. Ora in quegli stessi paesi ci sono stati migliaia di morti, c’è l’anarchia, o da essa emerge un’altra dittatura, quella islamista, intollerante di tutto ciò che è occidentale e non islamico, per prime le altre religioni. Se tracciate una linea sulla sponda sud del Mediterraneo, trovate da Ovest a Est il Marocco in cui gli islamisti hanno vinto le elezioni e condizionano sempre più il regime, l’Algeria in cui lo scontro è aperto ma il regime dei militari regge, la Libia in piena anarchia e comunque in mano a forze antidemocratiche, la Tunisia dominata dagli islamisti “moderati” e insidiata da quelli “radicali”, l’Egitto in mano alla Fratellanza musulmana, Gaza che appartiene alla sua sezione denominata Hamas. Poi c’è Israele, ma già in Libano sembra che stia iniziando la guerra civile e il governo è dominato dagli Hizbollah sciiti e terroristi, in Siria ci sono decine o centinaia di morti al giorno e l’opposizione è ormai guidata da Al Qaeda, la Turchia sempre più islamizzata e all’estremo oriente, fuori dal Mediterraneo ma ben deciso a influenzarlo l’Iran degli ayatollah, ormai sul punto di disporre di armi atomiche. Russia e Cina sono suoi alleati – il più grande schieramento anti-occidentale che si sia mai visto.
Questo è il confine meridionale dell’Europa, e il suo interno è pieno di emigrati di questi paesi, che recenti studi dimostrano decisivi perf il confronto politico: per l’Europa ho paura, non per l’Italia. Anche perché questi sviluppi disastrosi del suo confine meridionale sono stati accolti con gioia o addirittura favoriti dall’Europa, che è intervenuta in Libia, vorrebbe farlo in Siria, ha appoggiato le rivolte dappertutto, considera con simpatia i palestinesi quando cercano di insidiare la sola democrazia nella regione, Israele, vorrebbe essere amica della Turchia islamizzata anche se spesso non si riesce per la sua arrogante aggressività. E naturalmente nella stessa direzione si muove l’amico e ispiratore Obama, che ha dato il nulla osta alle rivolte col suo famoso discorso del Cairo di tre anni fa. Nessuno ha perso così tanto fra i presidenti americani dalla fondazione dello stato. Nessuno ha messo tanto in pericolo la libertà dell’America e dei suoi alleati quanto lui. Per questo ho paura. Fino a qualche anno fa pensavo che affrontare il grande assalto islamico che si prospetta sarebbe stato un problema delle prossime generazioni; adesso temo che toccherà a noi, e presto. E l’Europa è completamente impreparata, non ha neppure capito di essere sotto attacco, mette la testa sotto la sabbia e si fa male da sola in economia. Cari amici, ho proprio paura.

Ugo Volli