In cornice – Americani a Firenze

Vale la pena di visitare la mostra “Americani a Firenze” se non altro per il quadro “Ghetto di Firenze” di Telemaco Signorini del 1882, che di solito si trova a Roma. E’ inserito nella sezione della mostra dedicata agli scorci tipici della Firenze di fine Ottocento, che ispiravano gli artisti del periodo. In particolare il ghetto, ormai aperto da decenni e sul punto di essere demolito, era vissuto come una testimonianza di un mondo del passato sul punto di essere cancellato dal progresso. Stessa impressione la danno anche gli ebrei, poveri, mal vestiti, dediti a lavori umili, che si trovano in primo piano; ben diversi dai signori ben vestiti che danno loro le spalle e guardano verso lo sfondo da cui proviene la luce che illumina la tela. Lo sviluppo spazzerà via queste vestigia del passato, pare dirci Signorini. Il messaggio può apparire comunque retorico, ma il quadro ebbe grande successo, venne copiato dagli allievi di Signorini e rivenduto Oltre Manica e Oltre Oceano. Come a dire, che questa visione dell’ebraismo al crepuscolo era diffusa a quei tempi. Del resto anche le teste dal titolo “Bambino Ebreo” creato da Medardo Rosso qualche decennio dopo, offre la stessa immagine. Bisognerebbe capire quanto Israele abbia contribuito a cambiare quella percezione dell’ebreo e dell’ebraismo che avevamo noi di noi stessi e gli altri di noi.

Daniele Liberanome, critico d’arte