Tea for Two – Alla conquista di New York

Ho sempre avuto l’impressione che Catullo in realtà fosse una donna, specialmente nel Carme 64 in cui si immedesimava nella mitica e sfortunata Arianna, una delle tante donne abbandonate da eroi spregevoli che seguivano fama e onori risposandosi senza alcun tentennamento. In quei versi traspare una sensibilità che rivela una complessità tutta femminile. Di Woody Allen invece non ho avuto alcun dubbio, uomo fino al midollo. Narcisista, complessato e con una intelligenza vivace. Poi ammettiamolo, non gli abbiamo ancora perdonato di aver mollato Mia Farrow e di non aver reso felice Diane Keaton. Ma vi siete mai chiesti chi sarebbe se fosse una donna? Chi riuscirebbe a tinteggiare il suo atteggiamento con un bel fucsia acceso? L’America sembra averla trovata: si tratta di Lena Dunham, attrice, sceneggiatrice e regista. Dopo aver realizzato il suo primo film Tiny Furniture, la Dunham ci riprova con un telefilm prodotto da Judd Apatow e in onda su Hbo: Girls. Quattro ragazze alla conquista di New York dalla vita sentimentale turbolenta. Detta così sembrerebbe un prodotto fotocopia destinato a fallire ed essere perennemente sbiadito rispetto all’originale Sex & the City, che negli anni ’90 ha stravolto la vita di milioni donzelle sull’orlo di una crisi di nervi. Ma Girls non si accontenta di essere un epigono e Lena Dunham non calza certo scarpe da 400 dollari, piuttosto indossa gonnelline scovate nei fondi dei cestini delle offerte dei grandi magazzini e incappa nell’ennesimo ragazzo totalmente deludente e quindi, dato il masochismo femminile congenito, totalmente perfetto. Le amiche completano il quadro: Marnie con un fidanzato troppo gentile per essere attraente, Jessa l’avventurosa dall’accento britannico e Shoshanna, un personaggio completamente fuori di zucca. Perché Lena è la nuova Woody? Narcisista al punto giusto fa passare qualsiasi evento sotto la lente implacabile del suo giudizio, pronuncia frasi sconvenienti e impercettibilmente geniali e come dice lei sarà “la voce della sua generazione, o meglio una voce di una generazione”. Il tocco jewish certamente non manca e la Dunham non esita a dire quanto sia influenzata dalla cultura ebraica americana che ha portato alla ribalta scrittori, attori, registi e creativi un po’ nevrotici ma implacabilmente spassosi.

Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2