La Grecia e gli ebrei

Se penso agli ebrei greci penso a Sami Modiano, a quelli di Salonicco descritti da Primo Levi, all’estate del 2003. Quell’anno la Summer University, il tradizionale appuntamento degli studenti ebrei europei, si teneva a poca distanza da Salonicco. Insieme a centinaia di altri giovani visitammo le sinagoghe, il vecchio quartiere ebraico, e in quei luoghi scoprivamo la storia gloriosa di una comunità un tempo numerosissima (quasi centomila persone all’inizio del Novecento) e l’orgogliosa vitalità della piccolissima realtà contemporanea.
Anni dopo ho avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza sulla deportazione di Sami Modiano da Rodi, straordinario esempio di forza e mitezza. Per queste ragioni mi ha colpito l’appello firmato da un gruppo di scrittori, politici, artisti dal titolo «Siamo tutti ebrei greci». Nel testo si parte dall’ingresso nel parlamento greco del partito neonazista «Alba dorata», per poi ricordare gli altri movimenti xenofobi, razzisti, fascisti presenti e spesso crescenti in Europa.
«Rifiutiamo che in Grecia – come in qualsiasi altra parte d’Europa – ebrei, immigrati, musulmani, nomadi o persone di colore possano temere per le proprie vite a causa di ciò che sono». Ho provato una forte impressione. La Grecia è a pochi chilometri da noi, e ciò che sta accadendo lì potrebbe arrivare anche qui. La crisi economica, le varie crisi, possono essere più forti delle ideologie, delle costruzioni politiche, degli anticorpi democratici. Occorre vigilare, e, forse ancor prima, provare a gestire la crisi.
Come? Sarà anche vero che le difficoltà economiche non possono essere evitate, ma almeno vanno ripartite con giustizia. Occorre fare in modo che la crisi non colpisca sempre, e più fortemente, chi già stava peggio.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas – twitter @tobiazevi