Storie – La Memoria

La Memoria delle violenze del fascismo e del nazismo e della vergogna delle leggi razziali e delle deportazioni si preserva anche con le lapidi, le targhe e le “pietre d’inciampo”. Simboli che “segnano”
il territorio e le città, a perenne ricordo di eventi delittuosi, luttuosi o anche gloriosi avvenuti in un determinato luogo. Chiunque passa di lì e butta lo sguardo alle scritte, è invitato a riflettere: proprio dove ha posato i piedi, un tempo viveva un deportato razziale o politico oppure era collocata una prigione fascista o nazista oppure si è verificato un episodio di resistenza, di rastrellamento, di strage.
I negazionisti, i neofascisti, gli antisemiti o semplicemente chi non desidera essere importunato nel suo quieto vivere dal passato scomodo della nostra Italia, sanno bene quanto contino questi simboli. Ecco perché negli ultimi mesi nella sola Roma si sono verificati ben tre atti di oltraggio delle “pietre d’inciampo” (Stolpersteine), inventate dall’artista tedesco Gunter Demnig in memoria dei deportati nei campi di sterminio nazisti.
L’ultimo in ordine di tempo è stato messo in atto il 1° giugno scorso in via Garibaldi, all’altezza del civico 38, dove la “pietra d’inciampo” ricordava il falegname antifascista Augusto Sperati, deportato politico nel lager di Mauthausen, eliminato il 15 luglio 1944 nel Castello di Hartheim. Poco tempo fa nel quartiere di Monteverde furono imbrattate le pietre in ricordo dei familiari di Piero Terracina mentre in via Santa Maria in Ponticelli vennero asportate le tre pietre poste in ricordo delle sorelle Spizzichino.
Non è stata un’azione improvvisata e frettolosa. Gli autori del misfatto, infatti, non solo hanno estratto dal marciapiede il sampietrino in ottone ma hanno poi inserito nel buco un sampietrino ordinario, che evidentemente si erano portati dietro da casa. A cinquanta metri sono posizionate due telecamere del Comando interregionale “Podgora” dei carabinieri. L’auspicio è che abbiano inquadrato qualcosa.
L’Aned, l’associazione l'”Arte in Memoria” (promotrice dell’iniziativa delle “pietre d’inciampo”) e l’Anpi di Roma hanno condannato il nuovo atto di oltraggio, esprimendo preoccupazione per il clima che si respira nel nostro Paese.
Intanto il 3 giugno nel Santuario della Rocchetta di Lerma, in provincia di Alessandria, è stata scoperta una lapide in marmo a ricordo di don Luigi Mazzarello, riconosciuto “Giusto tra le nazioni”. Don Luigi proprio nel Santuario diede rifugio negli anni della seconda guerra mondiale a due famiglie ebree di Genova, salvandole così dalla deportazione e da una morte quasi certa.
Speriamo che la lapide di don Luigi non sia imbrattata o fatta sparire da qualche altro “benpensante”, nemico della Memoria.

Mario Avagliano – twitter @MarioAvagliano