…confini
Le diverse comunità ebraiche italiane si sono certamente mobilitate per aiutare le famiglie morse dalla crisi economica. Ho sentito, però, persone lamentare l’assenza di rabbini od organi comunitari alle mense dei poveri, oppure a sit-in con i lavoratori davanti ai cancelli delle fabbriche, dove, invece, si registra costantemente la presenza di preti e dell’associazionismo cattolico. Ancora una volta, le circostanze ripropongono il tema dell’universalità dei valori ebraici: quando si aderisce a una prospettiva religiosa si riconosce implicitamente l’universalità del suo orizzonte etico? La domanda ci insegue dai tempi di Filone d’Alessandria, forse la prima figura ebraica a confrontarsi con i processi di globalizzazione culturale: se è vero che col passaggio ad una propsettiva universale si rischia l’annacquamento dei propri punti di riferimento, può l’etica restare prigioniera di confini e finire col valere solo per i propri membri?
Davide Assael, ricercatore