…stragi
La crudeltà indicibile all’interno delle società musulmane contemporanee nei confronti dei propri correligionari (in Siria, in Libia, in Iraq, in Egitto, nello Yemen, in Iran, in Libano) suscita ultimamente qualche espressione di biasimo. Ma i giudizi sono cauti. La speranza nella lunga “primavera araba” giunta ormai a metà del suo secondo anno, e la preoccupazione per gli equilibri geo-politici, predominano al di là delle stragi quotidiane. Quando le stragi perpetrate da estremisti musulmani hanno colpito le minoranze cristiane in Medio Oriente e in Africa, hanno fatto meno notizia del breve rapimento di un calciatore, e non si è udito un coro di sdegno o una voce autorevole di condanna. Quando le stragi perpetrate da estremisti musulmani hanno colpito popolazioni ebraiche in Israele, a volte si è preferita la spiegazione, o perfino la giustificazione, alla condanna. Ineguaglianza di fronte alla morte. O forse semplice ipocrisia del reportage.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme