L’ultima preghiera di Salomone Rossi

Le suggestioni nella musica come un po’ in tutta l’arte non stanno solo nelle note ma in quello che hanno significato per l’autore, nel contesto in cui sono state realizzate, in quello in cui vengono mostrate al pubblico. Per un appassionato c’è davvero da andare in sollucchero pensando all’esibizione del Ensemble Ricercar, formato da Marco Pesce – violino, Erika Patrucco – violoncello e Giulio Castagnoli – clavicembalo che ha accompagnato il soprano Paola Roggero alla sinagoga di Casale. Un concerto che ha sfidato la Nazionale di calcio portando centinaia di appassionati ad ascoltare melodie antiche molto pertinenti con il luogo. Qui si gioca in casa in tutti i sensi: a cominciare dagli esecutori, visto che l’ensemble è formato da musicisti che lavorano abitualmente con la Comunità ebraica di Casale, in primis proprio Castagnoli, promotore della rassegna dal titolo Da Salomone Rossi a Schoenberg che in cinque appuntamenti ha fatto ascoltare un’ampia selezione di compositori “classici” con comuni radici ebraiche (e talvolta anche frequentazioni monferrine). Tra le tante chicche in cartellone è arrivata una serata dedicata proprio a Salomone Rossi, tra i più celebri allievi di Claudio Monteverdi ed egli stesso musicista alla corte dei Gonzaga, il che rende probabile anche la sua presenza a Casale ai primi del ‘600. Del resto nel programma è inserita una sonata chiamata appunto la “Casalesca”.
Salomone Rossi era ebreo. Anche se nella Mantova di allora godeva di diritti più estesi rispetto al resto d’Italia, è bello pensare come il Rinascimento Italiano di allora abbia regalato ad artisti differenti per estrazione e provenienza la stessa gioia di creare nell’esaltazione della bellezza umana. Questo traspare nella musica di Salomone, nelle danze e nei madrigali che hanno indubbiamente l’impronta monteverdiana.È però commovente il cambiamento nelle sue note, dopo che la vita lo ha portato a sopravvivere alla distruzione del suo mondo per opera di lanzichenecchi e peste. La toccante preghiera Ha-shirim asher li-Shlomo scritta nel 1622 in quel luogo magico che è il ghetto di Venezia con cui il gruppo ha deciso di chiudere il concerto (e riproporla come bis) con il pubblico ebraico in piedi in segno di fede.
Al di là di una esecuzione impeccabile quanto deliziosa nella armonia formale, la serata rimarrà negli annali della musica casalese proprio per la riscoperta della musica di questo “Hebreo mantovano” e del mondo che ne è connesso: in un florilegio di madrigali, sinfonie e di deliziosi interludi canori.
Anche il brano di Vivaldi: l’inedita Sonata in Re Maggiore (suonata con i manoscritti sul leggio), ha una storia ebraica che si connette con Casale: proviene infatti dal fondo Foà-Giordano della Biblioteca Nazionale di Torino che fu donato all’inizio del secolo scorso alla Biblioteca Nazionale di Torino per ricordare i loro bambini scomparsi in tenera età da due famiglie ebraiche casalesi, che l’avevano acquistata da eredi monferrini di patrizi veneziani.
È la dimostrazione che per quanto lunga possa essere la strada che porta la musica fino a noi basta la magia di un archetto a renderla nuova.
Nel pomeriggio il programma culturale della sinagoga ha vissuto un altro importante appuntamento: la presentazione del volume Generazioni – 1881 – 1907 di Gabriele Rubini, che ha visto insieme all’autore Bruno Carmi e Roberta Ruth Cerruto. Un romanzo corale che segue le vicende di cinque famiglie ebree in cinque Stati differenti dai Pogrom della Russia Zarista fino alla Palestina del primo Novecento, mischiando sapientemente la storia con la narrazione.

Alberto Angelino