…Italkim

Il Convegno “L’Italia in Israele”, in corso ieri e oggi di fronte a un folto pubblico a Mishkenot Sha’ananim a Gerusalemme, induce a riflettere sulle strategie di continuità. Nella comunità degli Italkím – gli immigrati italiani in Israele – la continuità dipende soprattutto dalla frequenza dei nuovi arrivi, che in questi ultimi anni sono in costante aumento. Il progetto dell’aliyah, per definizione, implica un’assimilazione profonda nella società israeliana. La seconda generazione dei figli e la terza dei nipoti è numerosa ma aspira a integrarsi completamente nel contesto multiculturale ebraico di Israele. La rilevanza dell’identità italiana declina col tempo anche se, solitamente, senza troncare i rapporti affettivi, culturali e di cittadinanza con il paese d’origine. In Italia, la strategia della comunità ebraica è in un certo senso simmetrica. La continuità dovrebbe dipendere dalle nascite, che però scarseggiano, e l’aspirazione sarebbe a evitare l’assimilazione, che invece è frequente. In un contesto generalmente accogliente, al di là delle manifestazioni endemiche di ostilità anti-israeliana e antisemita, e a parte la diffusa crisi economica, l’esistenza e la promozione sociale dei membri della comunità procede di fatto indisturbata. Esistono, d’altra parte, molte iniziative intese a rafforzare la conoscenza della cultura ebraica. E tutto questo alla luce di un sorprendente dato statistico: gli ebrei iscritti in Italia sono 25.000, e inclusi i diversi non iscritti sfiorano i 30.000. In Israele, gli Italkím includono 15.000 passaporti italiani, altre 5.000 persone nate in, o provenienti dall’Italia, e altri 5-10.000 altri membri non italiani delle rispettive famiglie. In totale una popolazione italiana allargata in Israele di 25-30.000 persone. Situazione dunque in parità. Almeno per ora.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme