In cornice – Patrimoni

La Corte dei Conti bacchetta il sistema museale italiano anche perché tiene un numero spropositato di opere nei magazzini e perché non valuta il suo patrimonio artistico. I due aspetti sono collegati. Il fatto che tanti quadri antichi prendano la polvere invece di essere esposti al pubblico è un affronto agli artisti – che certo non li hanno creati per gettarli nel dimenticatoio – ma anche verso i curatori intelligenti e intraprendenti. Perché è più semplice organizzare una mostra di successo di un Botticelli o di un Tiziano piuttosto che puntare su nomi meno altisonanti custoditi nei caveau; ma è anche vero che ottenere in prestito un Botticelli da qualche grande museo, è impresa che possono permettersi i soliti noti, e raramente. Il risultato è la moltiplicazione di mostre con un solo quadro di grido e poco più, e la concentrazione dell’attenzione su pochi eventi che vengono organizzati nei soliti splendidi luoghi già ben conosciuti (Scuderie del Quirinale etc.) che sono sempre in mano ai soliti noti. Gli altri possono solo organizzare mostre di artisti moderni o contemporanei lasciando così il grande patrimonio dell’arte antica italiana perennemente immagazzinato. Ecco allora che il curatore intelligente e intraprendente potrebbe lavorare con attenzione su qualche nome o meglio su qualche fenomeno o stile o periodo storico; così saprebbe ben inquadrare la ricchezza dell’arte antica italiana nel suo insieme e la bravura di qualche maestro poco conosciuto e da rivalutare. Ma questi curatori intelligenti pare non esistano, o piuttosto sono ad ammuffire, come i quadri nei caveau, sotto gli ordini dei baroni che gestiscono i grandi musei e le grandi mostre. Sono i figli di una concezione sbagliata che sta alla base del sistema museale italiano, concezione che ha colonizzato anche la Corte dei Conti. Che senso ha infatti l’insistenza della Corte a valutare un patrimonio che è confinato in magazzino e che non può essere venduto? Il suo valore è pressoché nullo, perché non dà nessun beneficio né nessun reddito al sistema paese. E se un valore proprio va dato, non bisognerebbe certo chiederlo ai tanti periti accettati dai tribunali italiani, che scrivono cifre a casaccio a seconda delle richieste del proprietario degli oggetti da valutare. La Corte dei Conti e tutto il sistema museale farebbero bene a mettersi al passo coi tempi, cambiare visione e puntare su critici d’arte credibili per rimettere l’Italia, e la sua arte antica, al centro del dibattito culturale.

Daniele Liberanome, critico d’arte