Shemà…
“…uno dei figli d’Israele viene e avvicina una midianita…agli occhi di tutta la congrega dei figli d’Israele che piangevano sulla soglia della tenda della testimonianza” (Numeri 25:6). Nella versione aramaica di Yonathan ben ‘Uziel, la parte finale del versetto presenta una differenza: “…piangevano e leggevano lo Shemà”. Rav Chyd”à (Rabbì Chayym Yosef David 1724-1806) interpreta la parafrasi arrampica e spiega che davanti ad una colpa così completa e manifesta, la lettura dello Shemà rappresenta la giusta soluzione per annullare l’istinto al male che ha provocato quella colpa e che, in un momento smarrimento, può prevalere. Non è un caso che il valore numerico della parola עון (colpa) – nella forma completa (עין= 130 ,וו= 12, נון= 106) – è 248, quanto le parole che compongo lo Shemà…
Adolfo Locci, rabbino capo di Padova