…primavere

Dunque, non pare vero che le diverse primavere arabe sfocino, indifferentemente dai luoghi, nella deriva islamista: in Libia sembra abbiano vinto le forze liberali (se mai ha un senso questo termine in quei luoghi); anche in Egitto non pare che il neo-presidente Morsi abbia vita facile contro i militari. Ed ogni Paese presenta delle specificità che lo rende un unicum. Ed è anche stucchevole, se non per esigenze puramente giornalistiche, questo continuo mutamento dei giudizi per cui un giorno si fa dei rivoltosi i paladini della libertà, quello successivo si fa la rassegna dei limiti storico-culturali dei popoli arabi, che, poveracci, hanno avuto sì Averroe e Avicenna, però non Kant. Se si fosse adottato lo stesso metodo durante la Rivoluzione francese, che pur qualche cambiamento lo ha imposto ai tempi successivi, se ne sarebbe decretato il fallimento cento volte, fra economia a pezzi e ritorni accentratori tipici dei vecchi sovrani. In ogni caso, non credo che il mondo ebraico, che anch’esso ha, udite bene, creato un modello di vita privo della svolta kantiana, possa criticare il richiamo ad una normativa religiosa (ed infatti, in Israele si sono guardati bene dal ragionare in questi termini, riconoscendo subito il responso delle urne). Temo che lo sforzo di cambiamento che dovrà fare l’Occidente in questo suo processo di decentralizzazione dovrà essere ben più profondo, fino ad accogliere un ritorno della religione, certo ripensato, nello spazio pubblico. Provate voi a spiegare il riferimento israeliano alla Torah ad un amico italiano.

David Assael, ricercatore