Per tutte le età
Mi permetto di tornare sulla questione dell’alto o basso livello, che per noi insegnanti è un problema costante, dalla programmazione di inizio anno fino agli esami di Stato (vi sfido a trovare due insegnanti d’accordo tra loro nel valutare il livello delle tesine). In particolare c’è un genere di discorso molto diffuso nel mondo della scuola e a mio parere molto pericoloso: a volte un determinato testo è giudicato di basso livello perché è stato già studiato al ginnasio/medie/elementari/ecc. Criterio discutibilissimo. Infatti in ambito ebraico siamo soliti proporre ai più piccoli non solo la Torà o l’Haggadà di Pesach, ma lo stesso Talmud. Per esempio ho letto per la prima volta il famoso passo Baba Metzià 59b (la discussione tra Rabbi Eliezer e gli altri a colpi di carrubi che saltano, fiumi che tornano indietro, voci celesti, ecc.) quando frequentavo la scuola elementare, sul mitico giornalino Per noi. Poi l’ho sentito citare da molti rabbini in vari discorsi e derashot, ne ho lette più versioni in diverse raccolte di midrashim, fino al libro di Joseph Bali, Vicky Franzinetti e Stefano Levi Della Torre Il forno di Akhnai, una discussione talmudica sulla catastrofe, che ruota interamente intorno a questo passo talmudico. Forse qualcuno potrebbe criticare il libro perché analizza il testo anche con criteri esterni alla cultura ebraica (interessante per esempio il confronto con le leggi dell’Unione Europea), cosa che per me rappresenta invece un valore aggiunto (e anche questa è una discrepanza di giudizi che si riscontra spesso e su cui varrebbe la pena di riflettere). Certamente, però, nessuno si azzarderebbe a definire di basso livello Il forno di Akhnai, o il discorso di un rabbino che citi Baba Metzià 59b, solo perché la stessa storia è stata raccontata su un giornale per bambini. Eppure questo tipo di ragionamento salta fuori spesso nei contesti più impensati, ed è pericoloso anche nella direzione opposta: a volte, cioè, si pensa che un testo sia troppo profondo per essere proposto ai bambini e che non sia giusto “banalizzarlo”. Non sono d’accordo. Tornando all’esempio di prima, il racconto sul giornalino Per noi terminava con la frase “Essa [la Torà] non è nel cielo” e con la relativa spiegazione: sulla terra si decide a maggioranza. Anche se racconto talmudico prosegue in modo più problematico, il principio del voto a maggioranza esiste ed è importante, per cui non mi pare scorretto raccontare ai bambini la storia fino a quel punto. Quando saranno grandi potranno approfondire il discorso, ma non vedo cosa ci sia di male se si inizia ad incuriosirli sul tema. Insomma, ingabbiare i testi per fasce d’età è sempre problematico, nella cultura ebraica mi pare addirittura impossibile.
Anna Segre, insegnante