…Coen

La morte di Federico Coen, lo scorso 7 luglio, fondatore e per molti anni direttore di “Lettera internazionale” la rivista a cui si deve anche anche una parte di quel poco di coscienza di Europa democratica che ci è rimasta, è avvenuta in silenzio e non è stata seguita da commenti di rilievo. Quelle parole sono mancate non per motivi di rispetto, ma per indifferenza. Una parte significativa della riflessione democratica europea a partire dal 1984, anche di quella ebraica che si è interrogata sulla propria identità, sul rapporto inquieto e profondo con Israele, è passata per le pagine di quella rivista soprattutto per l’impegno, l’insistenza e la tenacia del suo direttore. Ma nessuno l’ha detto in questi giorni,come se fosse una cosa di poco conto, un particolare di nessun rilievo, oppure come si dovesse riconoscere un debito con qualcuno che ci si vergogna di aver conosciuto. Qualche volta viene da pensare che il fossato tra l’impegno per una qualità migliore della vita quotidiana individuale e collettiva e il non riconoscimento del debito umano, oltreché culturale, che si ha con chi ci prova e sia davvero incolmabile. Tanto da chiedersi se valga la pena di provare a ridurlo.

David Bidussa, storico sociale delle idee