In cornice – Pinelli
La Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano sarà per un paio di mesi tutta dedicata all’opera che Carlo Baj dedicò all’uccisione di Pinelli. Il quadro è di grandi dimensioni, ricco di movimento e colore, particolarmente curato negli aspetti tridimensionali non solo per la solita inclusione di bottoni, pietre etc. nella tela, ma anche per l’aggiunta di tre figure bidimensionali in legno a distanza di un paio di metri; fra la tela e queste, una serie di fazzoletti multicolori. L’impatto visivo è forte, ma l’opera diventa presto noiosa. Il motivo: il fine ideologico di accusare polizia e istituzioni della morte del povero Pinelli e’ talmente forte, che il messaggio è troppo evidente e dichiarato. Nessun mistero, poco da capire a una lettura più attenta, sintomo di scarso approfondimento personale da parte dell’artista. Nella tela, a destra (!!!) di chi guarda ci sono i poliziotti – specie di mostri verdi; al centro, Pinelli che cade urlando tanto che il viso si deforma, ma nessuno da destra lo guarda; a sinistra tutti uomini vestiti semplicemente, con una bandiera, che lo guardano e piangono, con un bambino dagli occhi spalancati che non dimenticherà il fatto insieme ai suoi coetanei. Le figure fuori dal quadro sono i familiari di Pinelli che piangono. La tragedia è stata terribile, ma opere-manifesto piatte come questa non raggiungono il fine di far ricordare. Decadono come le ideologie che le hanno partorite. Niente contro avere degli ideali, anzi: ma dovrebbero essere la base per approfondimenti anche personali, e non un dogma con cui vedere la realtà e da cui non distanziarsi in alcun modo.
Daniele Liberanome, critico d’arte