Mittelfest – “Io e…”, un ricordo di Indro Montanelli

Undici anni fa a Milano moriva novantaduenne Indro Montanelli, avendo attraversato quasi per intero il secolo breve. La Fondazione Corriere della Sera, in collaborazione con il Festival dei Due Mondi di Spoleto e l’Associazione Culturale Artisti Riuniti, ha dedicato quest’anno al giornalista l’edizione del progetto teatrale già avviato da alcuni anni, volto a ricostruire e raccontare la vita e le opere di storici professionisti dell’informazione. L’anno scorso era toccato a Oriana Fallaci, interpretata da Monica Guerritore. Per dar corpo e voce a Montanelli e ai suoi Soliloqui di un italiano è stato scelto quest’anno Sandro Lombardi, attore toscano particolarmente adatto al ruolo, oltre che per la straordinaria bravura, anche per la multiforme esperienza teatrale, che lo ha messo in contatto, da protagonista e da spettatore, con quasi tutto ciò che di significativo hanno prodotto l’Italia e l’Europa negli ultimi quarant’anni. Dagli inizi nell’avanguardia degli anni ’70 con la compagnia de Gli Scarrozzanti, all’esperienza dei Magazzini Criminali legata alla performance e alla drammaturgia non narrativa degli anni ’80, fino alle magistrali letture testoriane degli anni ’90 e agli ultimi lavori su Pirandello, Brecht e altri autori, Sandro Lombardi, quasi sempre diretto dal regista toscano Federico Tiezzi, ha rappresentato e continua a rappresentare la storia del teatro italiano. Lo spettacolo Io e…, diretto da Piero Maccarinelli, presentato nei giorni scorsi al Mittelfest, festival di prosa, danza e musica del Mitteleuropa di Cividale del Friuli, è basato su interviste e conversazioni raccolte da Indro Montanelli con quattro personaggi centrali della recente storia d’Italia: Mussolini, Togliatti, Moro e Berlusconi. Sandro Lombardi, sul palcoscenico del teatro Ristori, viene intervistato da Ernesto Galli Della Loggia che siede in platea; la formula è interessante: un giornalista intervista un attore che interpreta il ruolo di giornalista. La parola detta di Lombardi crea mondi e situazioni, o meglio legge la realtà che gli passa accanto in quel modo unico che solo un vero anarchico che non ha mai avuto paura della solitudine intellettuale ha saputo concedersi. Attraverso la rappresentazione dei quattro personaggi raccontati emerge la figura di un uomo che si descrisse sempre e soltanto attraverso le vicende cui fece da specchio, senza mai svelare se stesso direttamente.
Il realismo che non cede al cinismo è forse la maggiore lezione di questa lettura scenica. Lo sguardo ironico e distaccato sul mondo e sugli uomini può essere riassunto da una frase di Montanelli, citata da Ravasi sul supplemento letterario del Sole XXIV ore di oggi:
“Spesso si dice che l’opinione pubblica è indignata. E magari è anche vero: al mattino. Alla sera siamo tutti a guardare la partita.”

Miriam Camerini