Redazione aperta – Il valore dei numeri
Tornare a conoscere chi sono e dove vanno gli ebrei italiani quarant’anni dopo l’ultimo studio promosso per scoprirlo (Anatomia dell’ebraismo italiano di Sergio Della Pergola). Enzo Campelli, docente di metodologia delle Scienze sociali alla Sapienza di Roma e coordinatore della ricerca che fotograferà il nuovo volto dell’Italia ebraica ha partecipato al laboratorio di Redazione aperta offrendo la sua prospettiva sui temi caratterizzanti la quarta edizione del laboratorio: quali contenuti devono contraddistinguere la proiezione dell’ebraismo italiano nella società e come raggiungere gli interlocutori che per questi contenuti mostrano una particolare attenzione.
Attraverso ricerche sociologiche sarebbe possibile aprire un nuovo orizzonte di conoscenza della società italiana: non più soltanto le sacche di razzismo e intolleranza che vi si annidano, ma al contrario quelle persone e quei gruppi sociali che guardano al mondo ebraico con interesse. Un’idea già in precedenza approfondita nel confronto della redazione con i sondaggisti Renato Mannheimer e Roberto Weber, e che anche a parere di Campelli dovrebbe essere considerata. Con una necessaria premessa, c’è il rischio di andare incontro a disillusioni: “Siamo abituati a preoccuparci dei pregiudizi negativi – ha spiegato – e troppo spesso dimentichiamo che anche il pregiudizio positivo ha la stessa radice. Ogni posizione preconcetta e squilibrata dovrebbe spaventarci. Per questo dovremmo essere preparati a trovare non soltanto elementi positivi, ma anche zone d’ombra”. Anche se, secondo il professore, non necessariamente un’indagine demoscopica dovrebbe essere lo strumento privilegiato per raggiungere la società e capire cosa si aspetta da noi. Mentre sul fronte del dibattito interno alle Comunità ebraiche, Campelli ha sottolineato che “sarebbe importante riuscire a rendere il confronto più produttivo” anche per trovare il modo di aumentare le risorse a disposizione piuttosto che concentrarsi solo su come impiegarle.
L’incontro è stato anche occasione per capire i meccanismi dietro la professione del sociologo, prendendo come spunto l’indagine sull’ebraismo italiano in corso in questi mesi. Con un necessario avvertimento: “In tempi di crisi c’è la corsa a tagliare gli investimenti su quelle idee che sembrano all’apparenza meno produttive: le scienze sociali sono un esempio. Questa tendenza è pericolosa. Pur ricordando sempre come i numeri rappresentino un fondamentale strumento di conoscenza ma non la conoscenza in sé: bisogna guardarsi anche dall’ossessione di misurare tutto”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked