prevenzione…
Quando viene a mancare una persona, le manifestazioni di lutto previste dalla nostra Tradizione sono progressivamente meno stringenti. Si passa dal momento piu doloroso della dipartita in cui un congiunto è considerato ONEN, addolorato, fintanto che non avviene la sepoltura, all’AVELUT, lutto, dei 7 giorni dopo la sepoltura, poi dei 30 giorni e infine dei 12 mesi. Diversi tempi per l’elaborazione del dolore, per la rassegnazione e per ricevere consolazione. Il lutto di Tishà Be Av funziona al contrario. Si comincia con dei segni di lutto nelle tre settimane precedenti alla tragedia che aumentano progressivamente e che culminano alla sera e alla mattina del 9 di Av in cui siamo tutti Onenim, addolorati, e quindi esentati dall’esecuzione di alcuni precetti positivi. Ma gia subito dopo il mezzogiorno di Tishà Be Av si fa strada la fase della consolazione. E’ come se per la disgrazia della distruzione del Tempio e del conseguente esilio il lutto non sia successivo e conseguente alla tragedia ma deve precederla. Si potrebbe spiegare questo paradosso col fatto che la persona che ci lascia non ci verrà restituita e quindi ne piangiamo l’assenza, mentre il Bet HaMiqdash sarà ricostruito. Ma il lutto di Tishà Be Av deve farci riflettere essenzialmente sulle cause che lo hanno determinato. Come se dovessimo lavorare sulla prevenzione e non solo piangerci addosso per quanto ci è successo.
Roberto Della Rocca, rabbino