Assieme nel ricordo, assieme per lo sport

Il filo comune è quello di combattere l’indifferenza e affermare valori e principi che sono patrimonio della collettività a prescindere dalle specifiche appartenenze ideologiche e culturali dei singoli individui. Commozione palpabile ieri sera in molte piazze e sinagoghe d’Europa in occasione delle tante cerimonie simultanee che hanno ricordato gli undici atleti e allenatori israeliani massacrati 40 anni fa dai terroristi di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco. Un impegno di memoria, alla vigilia dell’apertura della trentesima edizione dei Giochi di Londra, che ha visto l’Italia in prima fila grazie all’impegno delle comunità ebraiche e delle rappresentanze diplomatiche israeliane capaci in questi mesi di sensibilizzare classe politica, dirigenza dello sport azzurro e associazioni verso una grande battaglia di memoria condivisa. A Roma migliaia di persone si ritrovano a largo Stefano Gay Taché, nel cuore del quartiere ebraico capitolino. Lo sdegno per il comportamento del Comitato Olimpico Internazionale che, a meno di clamorosi ripensamenti dell’ultima ora, questa sera non tributerà un minuto di silenzio in ricordo delle vittime nel corso della cerimonia inaugurale della manifestazione, è fortissimo. A ribadirlo senza giri di parole è lo striscione appeso lungo la cancellata del Tempio Maggiore in cui si legge: “Le Olimpiadi profanate”. Protagonisti della serata il presidente del Maccabi Italia e consigliere UCEI Vittorio Pavoncello, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, l’assessore allo sport della Cer Eugenio Calò, la giornalista e deputata Fiamma Nirenstein e il funzionario dell’ambasciata israeliana in Italia Livia Link. Sul palco anche i giovani del Maccabi che accendono un lume ciascuno scandendo nomi e disciplina dei caduti e un emozionantissimo Pietro Mennea, il grande atleta azzurro che a Monaco c’era e che in questi mesi è stato tra i primi a denunciare il muro di omertà eretto dal CIO. Tra la folla rappresentanti di Comune, Provincia e Regione. “Grazie al presidente del Coni Gianni Petrucci – ha ricordato Pacifici – l’Italia sarà l’unica delegazione ad osservare un minuto di silenzio. Tante, tantissime le persone, dal giornalismo alla politica, che nel nostro paese sono state mosse dal comune obiettivo di testimoniare valori fondamentali che sono di tutti”. “Uno dei più grandi pericoli dei nostri tempi – ha aggiunto il rav Di Segni – è l’assuefazione e l’indifferenza al terrore. Essere accorsi numerosi questa sera significa continuare una lunga tradizione di attenzione e vigilanza. Noi siamo qua per ricordare”.
Il ritrovo a Milano era fissato in piazza della Scala. Al fianco del sindaco Giuliano Pisapia e di numerosi consiglieri comunali, che hanno interrotto per alcuni minuti l’acceso confronto protrattosi fino a tarda notte sul tema delle unioni civili, i vertici della Comunità ebraica – il presidente Walker Meghnagi, il vicepresidente Daniele Cohen, il responsabile delle relazioni istituzionali Daniele Nahum e l’assessore alle finanze Raffaele Besso – e il presidente dell’associazione Amici di Israele Eyal Mizrahi. Svolgimento pressoché analogo con accensione degli undici lumi e sessanta intensi secondi di silenzio e riflessione.
Molta gente anche a Torino, in piazzetta Primo Levi, dove sono intervenuti il presidente della Comunità ebraica Beppe Segre e il sindaco Piero Fassino. Forte l’ammonimento pronunciato dal rav Alberto Moshe Somekh in Tempio: “Come già ci vollero quarant’anni dall’Uscita dall’Egitto perché i Figli d’Israel potessero entrare nella Terra Promessa – ha affermato – anche noi auspichiamo che al compimento del quarantesimo anno dall’immane tragedia degli atleti di Monaco possano finalmente le loro anime trovare riposo e tutti noi consolazione nella speranza, mai si dica nell’illusione, di un mondo più giusto”.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked