Taglit – Il saluto di una guida speciale

Cari ragazzi,
non sono bravo nei saluti ma ci tenevo a scrivere questa lettera per voi, perché questa settimana ha significato per me qualcosa che non avrei mai creduto.
Non vorrei essere presuntuoso ma penso di aver instaurato con voi un legame più forte rispetto agli altri soldati israeliani perché in effetti sono anch’io uno di voi. Sono nato in Italia, ho vissuto un po’ la comunità ebraica e so come ci si sente ad essere un ebreo all’estero. Nonostante io abiti in Israele mi immedesimo in voi e capisco quello che provate perché anch’io ho una discendenza italiana. Questo viaggio di Taglit non è stato un viaggio normale, ma un sogno che ho realizzato, ovvero vedere italiani ebrei pronti a lasciare casa per vedere come Israele realmente è e scoprire le proprie radici. Spero che noi israeliani vi abbiamo fatto assaggiare un po’ di questa realtà e spero anche che abbiate capito che Israele per voi sarà sempre una seconda casa, che vi accoglierà sempre a braccia aperte. E come ho letto ieri al Monte Herzel nella lettera, c’era una frase che diceva “ Ein ieush, tamid lihot besimcha” (“non essere triste, bisogna sempre essere felici”), io intendo questa frase come mai vergognarsi di essere ebreo e camminare sempre a testa alta perché i nostri avi hanno combattuto affinché noi potessimo esser orgogliosi di essere ebrei e questo è quello che dobbiamo fare. Questa lettera non è una lettera d’addio perché sono sicuro ci saranno altre occasioni di vederci. Ogni volta che verrete in Israele casa mia sarà casa vostra e avrete sempre un posto dove stare.
Vi voglio tanto bene a tutti voi.

A presto, Eli