Evitiamo le generalizzazioni
Tutti noi siamo rimasti colpiti dal caso di Alex Schwazer, il ragazzo acqua e sapone, medaglia d’oro olimpica a Pechino e beccato da un controllo antidoping. Fin troppo facile generalizzare e augurarci di mandarlo alla forca. La verità vera è che il mondo dello sport è dopato. Alex Schwazer ha fatto un errore di calcolo, il doping ha i suoi tempi, se non si fosse sbagliato staremmo a festeggiarlo, ad osannarlo. Lo sport deve tornare ad essere gioia pura. Io credo che ai livelli olimpici siano tutti dopati, più accorti di Alex Schwazer, non sbagliano i tempi, forniscono prestazioni al limite dell’incredibile, ma avranno la vita accorciata di 30 anni, avranno SLA e altre malattie terrificanti. La famiglia svolge un ruolo importante: quando a 14/15 anni gli allenatori delle varie discipline si rivolgono ai genitori, chiedendo loro che intenzioni abbiano nelle aspettative sportive dei propri figli, continuare a divertirsi o farlo professionalmente, il 90% dei genitori dice no, ma ci saranno sempre quei genitori che vorranno i loro figli primeggiare e accettare tutte le fasi dello sport professionale. Meglio che i nostri figli giochino sotto casa, nel torneo amatoriale con gli amici di sempre, per divertimento.
Non crocifiggiamo Alex Schwazer, mettiamo sotto accusa il sistema sport, vengano squalificati a vita gli atleti che commettono comportamenti antisportivi.
Vale per chi si dopa e si vede comminate squalifiche di uno o due anni, vale per quei calciatori che si vendono le partite, che tacciono sulle combine. Sarebbe uno sport più pulito, più credibile, più godibile.
Vittorio Pavoncello, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane