Qui Trieste – Una giornata tutta speciale
Ho una vita ricca, benedetta da tanti doni, a volte frenetica. Le emozioni e gli incontri si susseguono senza posa e spesso non ho il tempo di fermarmi e ringraziare coloro, attraverso i quali, D-o continua a guidarmi.
Il primo Luglio, a Trieste, in una cerimonia indimenticabile, una vera festa di musica, preghiere, storia e canti, ho ricevuto un premio inaspettato che mi ha riempito di stupore e gioia: Il Premio Rosone del Tempio, indetto dalla Fondazione Stock – Weinberg per la coesistenza tra i popoli in collaborazione con la Comunità ebraica di Trieste.
Si è parlato molto di questo evento: del comitato d’onore d’eccezione, tra i quali due donne che ammiro profondamente: Fiamma Nirestein e la professoressa Fiorella Kostoris, che hanno scelto i premiati. Si è parlato con del coro Kol Hatikva che si e’ esibito in canti d’Israele con un successo straordinario dopo mesi di prove, dei Hazanim, i cantori, giunti da Vienna, da Linz, da Verona, da Milano e da Trieste stessa che hanno toccato con le loro voci appassionate ogni particella del corpo e dell’anima provocando brividi e lacrime di commozione. Ho conosciuto Mario Levi, del kibbutz Sde Elihau, profeta dell’Agricoltura biologica, con il quale ho avuto l’onore di ricevere il premio (nell’immagine di Giovanni Montenero Angelica Calò Livne e Mario Levi al Caffè San Marco nel corso della cerimonia di premiazione) e sono stata accolta con grande affetto dalla piccola ed effervescente Comunità di Trieste: dall’instancabile famiglia Misan che hanno organizzato gran parte dell’evento, dal presidente della Comunità Alessandro Salonichio e dalla famiglia Camerini – Kopchoski. Un’emozione dopo l’altra, che non ho avuto il tempo di metabolizzare.
Immediatamente dopo il ritorno in Israele, sono di nuovo partita, questa volta con 12 ragazzi di Beresheet LaShalom e il mio inseparabile compagno Yehuda, alla volta di Piacenza per il Meeting “Mondialita’”: una settimana di full immersion per accogliere la differenza, dove, inaspettatamente, si era deciso di ispirarsi al Libro di Ruth, condividendo un antico convento del ‘600 sui colli piacentini con altri 120 ragazzi dalle Filippine, dal Brasile, Italia, Egitto, Autorità palestinese, Moldavia, e Polonia. Ero nello staff educativo e prima, durante e dopo il Meeting sono stata impegnata nella creazione di workshop, giochi, attività e nuovi metodi per avvicinare e aggregare i vari gruppi di diverse lingue, tradizioni, religioni e mentalità. Il primo ostacolo è stato il rifiuto dei ragazzi palestinesi di avvicinarsi ai nostri ragazzi. Lo stupore e il dolore sui volti degli uni e la durezza e la diffidenza su quelli degli altri, tutti ragazzini di 15 – 18 anni erano quel premio, erano il rosone del Tempio dal quale filtrava la luce mentre uno dei Hazanim salmodiava “Ani Maamin”, “Io credo”… non ci siamo dati per vinti e piano, piano, rimuovendo uno dopo l’altro le decine e centinaia di muri di pregiudizi e ostilità si è danzato insieme “Yesh Lanu Taish” passando, mano nella mano, sotto un ponte di mani. Si è mangiato allo stesso tavolo, si è divisa la Nutella….e si è persino offerta anche la propria, offendola a chi non aveva mangiato fino a quell’ora perché era a digiuno per il Ramadan. L’ultimo giorno i ragazzi si sono abbracciati…Alha ha sorriso a Yarden e le ha detto: “Mi era difficile parlare con te, perché hai raccontato che fra qualche settimana diverrai una soldatessa dell’esercito d’Israele…ma ho visto la persona splendida che è in te…al di là di tutto il resto!”
Il bisogno di ringraziare Trieste era ancora qui, nel cuore, sulle mie spalle…ma ci si alzava alle 7 e si andava a dormire alle due di notte…senza un attimo per sé…e appena ritornati a Sasa, un altro progetto: l’accoglienza in kibbutz di un gruppo di ragazze di un Centro per la salute mentale, del reparto dei disturbi alimentari di una piccola cittadina dell’Italia. Un esperimento di molti mesi, per aiutare ragazze che avevano perso il gusto del cibo e della vita: rinascere a Gerusalemme e in Galilea. Questa volta gli sforzi erano tesi completamente a creare la gioia, la serenità, l’allegria, l’affetto. E in Galilea, con un po’ di fantasia, si può creare l’impossibile e le ragazze hanno trascorso una settimana di tranquillità danzando con i cirkessi e gustando il loro Haluge, una sorta di panzerotto ripieno di formaggio fatto in casa, ascoltando le storie della nostra amica drusa Afifi che distribuiva con generosità la sua appetitosa mejadra e poi “ipnotizzate” da Idit di Sasa, docente di filosofia ebraica all’Università di Haifa, che narrava il significato della Kabbalah. Avevo il compito di raccogliere tutti questi fili e ricamare lo splendido intarsio d’oro che ha fatto scaturire tanti sorrisi. E quando una delle ragazze ha detto: “Grazie, ora siamo tante scintille, piano piano cadrà la “buccia” e noi diverremo una grande luce che aggiusterà il mondo”!…mi sono ricordata che dovevo ancora ringraziare. Ringraziare profondamente Liora e Shai Misan, la Comunità di Trieste, Giovanni Gabrielli, Mario Po e Giorgio Pressburger che hanno scelto con la Comunità ebraica di premiare quanti si prodigano per il progresso e il benessere del popolo ebraico e dell’umanità. Ecco, ce l’ho fatta finalmente! Guardo il mio premio, una preziosa miniatura del Rosone del Tempio sul quale è inciso il versetto 12 del secondo capitolo della Megillah di Ruth, straniera in terra straniera. Altra, diversa. E ringrazio ancora chi ha voluto, col suo riconoscimento, colmarmi di energie!
Angelica Edna Calo Livne, Kibbutz Sasa