Calcio – Hapoel al varco della Storia

È un appuntamento con la storia, un treno da prendere al volo perché è arduo immaginare quando passerà nuovamente in Alta Galilea. Pochi giorni ancora e l’Hapoel Kyriat Shmona, la matricola terribile del calcio israeliano, trionfatrice a sorpresa della passata edizione della Ligat Ha’al (il massimo campionato professionistico nazionale), si giocherà l’accesso alla fase ai gironi della Champions League nel doppio spareggio eliminatorio con i bielorussi del Bate Borisov. Una sfida da vivere in apnea per gli uomini allenati da Gili Landau, in sella al destriero Hapoel dallo scorso giugno, che arriva dopo due turni dentro o fuori superati con qualche brivido (nell’ordine contro gli slovacchi dello Zilina e contro gli azeri del Baku) e che rappresenta l’ultima reale insidia – ma dal punto di vista degli accoppiamenti poteva andare decisamente peggio – per fissare il nome del club nella leggenda.
Nata 11 anni fa grazie al profetico uomo d’affari Izzy Sheratsky (“Pochi anni e lotteremo per il titolo”, disse tra l’ironia collettiva il giorno della presentazione ufficiale) e approdata in rapido volgere di tempo dalla quarta divisione al palcoscenico delle big, l’Hapoel Kiryat Shmona è una squadra unica nel suo genere. Prima ancora di essere autrice di un miracolo calcistico che ha pochi eguali nel mondo è infatti un mirabile esempio di come nello sport molto spesso si celino gli anticorpi più efficaci per fronteggiare le situazioni anche più estreme. Come quelle che quotidianamente si vivono a Kiryat Shmona, estremo confine settentrionale di Israele, uno dei luoghi simbolo del complicato presente mediorientale col suo carico giornaliero di razzi esplosi dagli Hezbollah del vicino Libano. Sheratsky puntava proprio a questo: a vincere sul campo, e le sue prime parole da presidente non lasciavano spazio a dubbi, ma soprattutto a regalare un’opportunità di aggregazione alla città intera, 22mila abitanti sempre in sospeso tra la drammatica opzione ‘restare o andare via’. Missione doppiamente compiuta: accolto con notevole interesse e curiosità dall’opinione pubblica, oggi l’Hapoel ha svestito i panni di squadra simpatia per indossare quelli più ambiti e impegnativi di top team. Di pari passo è andata l’opera di coinvolgimento – grandi e piccini, calciofili e allergici al pallone guariti a suon di goal e promozioni – tanto che gli spalti del pur minuscolo Municipal Stadium (appena 5mila posti a sedere, in Italia una capienza da club semidilettantistico) sono quasi sempre pieni di tifosi, calore ed entusiasmo.
Da mercoledì si cercherà di alzare l’asticella di un grado ulteriore. Andata a Borisov, ritorno sei giorni dopo in Israele. Una settimana per scrivere pagine mai lette da queste parti. Una settimana per capire se il sogno di vedere Messi, Cristiano Ronaldo, Rooney e compagnia calciante dalle parti di Kiryat Shmona si rivelerà un’effimera illusione estiva o la squisita consapevolezza di un autunno da protagonisti.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked