La Biennale ripensa lo spazio Italia

La sfida è impegnativa: disegnare il prototipo di un nuovo modo di abitare, capace di tenere insieme cultura dell’ambiente e green economy. E’ questa la scommessa del Padiglione Italia, che nella tredicesima edizione della Biennale Architettura a Venezia il governo Monti ha affidato all’architetto Luca Zevi, anche Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
L’inaugurazione, nel pomeriggio, di quella che promette di essere una straordinaria vetrina di come il nostro Paese è cresciuto e potrà crescere è uno degli appuntamenti più attesi della Mostra internazionale curata da David Chipperfield e intitolata Common Ground. Proprio nel segno della ricerca di un terreno comune, il Padiglione italiano metterà a fuoco un progetto che, in tempi di profonda crisi economica, punta a scrivere un nuovo patto tra cultura ed economia lavorando al dialogo tra architettura, territorio, ambiente e sviluppo.
A questo scopo si parte dall’esperienza d’avanguardia di Adriano Olivetti, che nell’Italia del secondo dopoguerra segnò una svolta per la funzionalità e il design dei suoi prodotti e per la grande attenzione agli uomini, ai luoghi della produzione e della vita quotidiana.
Convinto che “fare impresa” non significa prescindere da un atteggiamento etico e responsabile nei confronti dei lavoratori e del territorio, Olivetti coinvolge i più geniali architetti e designer degli anni Cinquanta facendo di ogni complesso industriale un’opera d’arte. Architettura e industria divengono così i due attori principali di un progetto di crescita.
Dal passato al presente, con il racconto delle esperienze architettoniche di alcuni marchi di eccellenza del Made in Italy che in questi anni hanno scelto di costruire i loro luoghi di lavoro sulla base di un progetto architettonico d’eccellenza, spezzando l’andamento monotono della diffusione urbano e diventando importanti punti di riferimento per le comunità. Infine l’Expo di Milano 2015 che, a partire dalla nutrizione, affronta il concetto di comunità sostenibili e il rapporto fra città e campagna, fra industrializzazione e produzione agricola.
E per tradurre in pratica la possibilità di uno sviluppo sostenibile, lo stesso Padiglione Italia diventa un luogo di sperimentazione trasformandosi in un luogo autosufficiente: un ecosistema produttivo in cui i bisogni fondamentali di riparo, acqua, cibo ed energia sono messi a sistema in un ciclo chiuso che riduce al minimo gli scarti.

Daniela Gross – twitter @dgrossmoked