ll cinema di Israele sotto i riflettori
Oltre alla presenza a Venezia in occasione della Mostra Internazionale del Cinema che aprirà fra poche ore, un altro inatteso fenomeno israeliano sta cambiando l’Europa cinematografica. La Israel Theaters, infatti, sta portando avanti senza soste un piano di sviluppo nell’Est Europa grazie al quale i suoi complessi cinematografici (sia sale che studi per le riprese) saranno, insieme a tutti quelli già aperti in molti altri paesi, parte della terza catena europea, dopo la Odéon-UCI, che ha ben 2.153 cinema, e il gigante francese Gaumont Pathé, con 967 sale. Dalla Polonia alla Romania, dalla Repubblica Ceca alla Bulgaria fino alla Slovacchia lo stile israeliano fa furore: ogni sala è caratterizzata da un suo stile particolare, ha muri e pavimenti con decorazioni molto evidenti ed è illuminata da neon rossi. Ma non è solo l’aspetto ad avere caratteristiche peculiari: il modello israeliano importa in Europa anche uno stile molto particolare per quanto riguarda il modello di gestione. Tutti i manager sono israeliani, mantengono la residenza in patria e ogni due settimane si recano nelle rispettive sale. In ogni area viene invece selezionato un responsabile, che oltre alla gestione quotidiana ha il compito di sviluppare il potenziale specifico di ogni singolo cinema. Così per esempio si scopre che uno dei segreti che riempiono le sale ungheresi ha il profumo dei particolari pop-corn fatti scoppiettare nell’olio di cocco. Oltre ovviamente al fatto che in Ungheria il pubblico adora i block-buster e spesso vengono organizzate prime visioni a cui sono invitati gli attori, con enorme successo. In Polonia invece sono solo le sale 3D ad essere sempre piene e Roman Polanski è invitato ad ogni prima quando vengono proiettati film più impegnati. Ogni direttore locale ha i suoi segreti per riempire le sale e la gestione condivisa con i manager israeliani si sta dimostrando ovunque un ottimo modello di mélange culturale.
a.t. twitter @atrevesmoked