Qui Venezia – “Architettura per capire il nostro tempo”

Ad accogliere il visitatore è un lussureggiante giardino tropicale mentre all’uscita alcune speciali cyclette consentono di caricare telefoni cellulari, ipod e ipad. Si gioca tra questi due poli, la natura primordiale e le nuove frontiere della tecnologia, il Padiglione Italia inaugurato ieri pomeriggio alla tredicesima edizione della Biennale Architettura a Venezia. Affidato dal governo alla cura dell’architetto Luca Zevi, anche Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il percorso espositivo, intitolato Le quattro stagioni-Architetture del Made in Italy da Adriano Olivetti alla Green Economy, offre una prospettiva di grande fascino sulla vicenda architettonica del nostro Paese e sulle prospettive di rilancio.
“L’architettura non è solo arte dell’eccezionale, non è riservata a momenti d’accezione né è solo un puro fatto di comunicazione”, ha sottolineato il presidente della Biennale Venezia Paolo Baratta all’affollatissima inaugurazione cui ha preso parte anche il presidente UCEI Renzo Gattegna. “Il Padiglione Italia – prosegue – lancia quest’anno un richiamo severissimo all’architettura italiana, esortando al tempo stesso gli imprenditori e la parte pubblica a occuparsi di questioni che vadano al di là della soglia di casa propria. Tra le cose che dobbiamo rivedere c’è infatti senz’altro la nostra capacità di gestire lo spazio comune in cui viviamo. L’auspicio è che questo progetto espositivo possa stimolare le coscienze e indurre a una chiara consapevolezza del nostro tempo”.
“Il Padiglione vuole proporre un’occasione per riflettere sul rapporto tra crisi economica, architettura e territorio – ha spiegato Luca Zevi – Deve essere uno spazio in cui immaginare un progetto di crescita del nostro Paese, il Common Ground che quest’anno dà il titolo alla Biennale Architettura deve tradursi in un progetto concreto e visionario, in cui cultura ed economia riescano a stringere un nuovo patto. L’architettura deve recuperare la sua capacità di prefigurare il territorio e il futuro”.
Per questo la prima stagione raccontata nel Padiglione si sofferma sull’esperienza di Adriano Olivetti, che nel secondo dopoguerra propose un modello di sviluppo in cui politiche industriali, sociali e di promozione culturale si integrano in una proposta innovativa. Ad affiancare i prototipi degli stabilimenti industriali immaginati da Olivetti e i suoi prodotti di design, tra cui le belle macchine da scrivere dalle linee pulite ed essenziali, ecco la stagione dell’assalto al territorio attraversata negli anni Ottanta. Quando iniziative di grande vitalità produttivo erodono il paesaggio punteggiandolo di capannoni e villette in stile chalet. Poi la stagione del nuovo Made in Italy. Un panorama che prende corpo quindici anni fa, animato da imprese specializzate che costruiscono i loro stabilimenti secondo progetti architettonici d’eccellenza, attenti ai luoghi e alle comunità.
La quarta stagione, quella del reMade in Italy è la grande scommessa sul futuro che attende il Paese. “Da questa crisi – dice Luca Zevi – si esce attraverso una trasformazione radicale del nostro territorio, con una crescita complessa e articolata che metta a sistema le imprese del Made in Italy nella direzione di un Green Economy che riveda i rapporti fra città e campagna, fra industrializzazione e produzione agricola”.
Il Padiglione Italia diviene dunque il luogo in cui progettisti, imprenditori e politici possono iniziare a confrontarsi anche alla luce di alcuni progetti modelli presentati in mostra. E, per mostrare che l’economia verde non è un’irrealizzabile utopia, lo stesso Padiglione diventa sostenibile e si trasforma in un ecosistema autosufficiente in cui i bisogni fondamentali di riparo, acqua, cibo ed energia sono organizzati in un ciclo chiuso che riduce al minimo gli scarti. Il raffrescamento dell’aria interna si ottiene grazie all’acqua della laguna che si estende a pochi passi, le piante ci rammentano quanto dobbiamo alla natura. E all’uscita ci si accorge che basta pedalare un po’ per ricaricare telefoni e quant’altro: si fa esercizio e al tempo stesso si risparmia energia.

Daniela Gross – twitter @dgrossmoked